Fra le meccaniche di tiro più pittoresche, forse la più identificabile è quella “a catapulta” (“slingshot”), caratterizzata da un posizionamento della palla molto bassa dietro al gomito e da una spinta in avanti dell’avambraccio, facendo perno sul gomito, che anticipa la “frustata” del polso; come vedremo, sono possibili differenti varianti nell’impostazione della “catapulta”, che tuttavia non compromettono necessariamente l’efficacia del tiro.

La prima catapulta è quella di Matt Bonner: avvistata raramente in campo e, ancor meno in lunetta, non impedisce al rosso degli Spurs di viaggiare comunque sul 77,7% in carriera dalla lunetta (0,6 tentativi a gara in nemmeno 18 minuti in campo). Diamogli un’occhiata:

La peculiarità è la posizione della palla in fase di “carica”: esattamente sopra la spalla, affianco alla testa e, per bilanciare questa leva che favorisce tiri lunghi ma penalizza la parabola, il buon Bonner compensa con una adeguata e ben sincronizzata spinta delle gambe e delle caviglie, che consente una parabola dignitosa. Da notare la posizione della mano d’appoggio, quasi totalmente sopra la palla.

La seconda catapulta, di certo la più navigata, ma forse la meno “rigida”, è quella di Derek Fisher: il caratteristico tiro mancino del veterano gli ha permesso un rassicurante 81,7% in carriera (1,9 in circa 25 minuti). Eccolo in azione:

In questo caso è la stessa catapulta a garantire un minimo di parabola, potendo contare su un gomito (del braccio che tira) più inclinato e meno rigido rispetto a quello di Bonner, per cui la leva ha un rilascio più alto; la spinta ascendente delle gambe fa il resto. La particolarità distintiva è senza dubbio la posizione della palla prima della spinta: Fisher la tiene sopra l’esterno della spalla (!), con la mano leggermente girata verso sinistra, dettaglio che rende il tiro decisamente inimitabile.

La terza catapulta è quella dell’ala Carlos Boozer: è il meno tiratore del gruppo, ma comunque padrone di un presentabile 72,6% in carriera (3,8 tentativi in 32 minuti). Guardiamo la sua catapulta:

Qui il gomito del tiro si alza sensibilmente e la palla si abbassa sulla spalla, ma, all’opposto di Fisher, all’interno, costringendo la testa ad inclinarsi verso sinistra (il che rende più nobile riuscire a raggiungere quel 72%: tirare inclinando leggermente la testa non è impresa facile; provare per credere… ). Non può passare inosservata “la strizzata di gambe”, con le ginocchia marcatamente convergenti rispetto ai piedi, che aggiungono ulteriore scomodità al tiro… Da notare, oltre ai talloni che non si sollevano, che né lui né Fisher posizionano i piedi con il classico “turn” (ovvero mettendo leggermente avanti il piede corrispondente al braccio che tira).

L’ultima catapulta è storica, sia perché il giocatore si è ritirato, sia perché è stilisticamente inconfondibile; è quella di Michael Redd che ha chiuso la carriera con l’83,8% ai liberi (4,8 tentati in 32 minuti). Parola alle immagini:

Il gomito che punta il tetto mentre la palla scende letteralmente dietro la testa, al centro, e le gambe non spingono per nulla durante il rilascio: una catapulta inequivocabile.

Rivediamole in sequenza, al momento della carica:

SlingShot

Due mancini e due destrorsi, quattro stili di catapulta differenti e probabilmente altri se ne potrebbero rintracciare… un’altra catapulta in lunetta potrebbe essere quella di Rashard Lewis, dalla “carica” poco profonda, ma dall’uso del gomito egemonico rispetto al polso, con una meccanica che è la “forma abbreviata” di quella di Redd.
A voi ne vengono in mente altre?

 

Marion vs Howard

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