Fra le meccaniche di tiro più pittoresche, forse la più identificabile è quella “a catapulta” (“slingshot”), caratterizzata da un posizionamento della palla molto bassa dietro al gomito e da una spinta in avanti dell’avambraccio, facendo perno sul gomito, che anticipa la “frustata” del polso; come vedremo, sono possibili differenti varianti nell’impostazione della “catapulta”, che tuttavia non compromettono necessariamente l’efficacia del tiro.
La prima catapulta è quella di Matt Bonner: avvistata raramente in campo e, ancor meno in lunetta, non impedisce al rosso degli Spurs di viaggiare comunque sul 77,7% in carriera dalla lunetta (0,6 tentativi a gara in nemmeno 18 minuti in campo). Diamogli un’occhiata:
La seconda catapulta, di certo la più navigata, ma forse la meno “rigida”, è quella di Derek Fisher: il caratteristico tiro mancino del veterano gli ha permesso un rassicurante 81,7% in carriera (1,9 in circa 25 minuti). Eccolo in azione:
La terza catapulta è quella dell’ala Carlos Boozer: è il meno tiratore del gruppo, ma comunque padrone di un presentabile 72,6% in carriera (3,8 tentativi in 32 minuti). Guardiamo la sua catapulta:
L’ultima catapulta è storica, sia perché il giocatore si è ritirato, sia perché è stilisticamente inconfondibile; è quella di Michael Redd che ha chiuso la carriera con l’83,8% ai liberi (4,8 tentati in 32 minuti). Parola alle immagini:
Rivediamole in sequenza, al momento della carica:
Due mancini e due destrorsi, quattro stili di catapulta differenti e probabilmente altri se ne potrebbero rintracciare… un’altra catapulta in lunetta potrebbe essere quella di Rashard Lewis, dalla “carica” poco profonda, ma dall’uso del gomito egemonico rispetto al polso, con una meccanica che è la “forma abbreviata” di quella di Redd.
A voi ne vengono in mente altre?