Nel 1990, nella lista dei primi dieci realizzatori, tre erano centri; nel 1995 ce n’erano cinque nei primi venti e tre erano i primi assoluti; nel 2000 ce ne furono due nei primi venti; nel 2005 solo uno nella top20 e nel 2010 non ce n’era nessuno…
L’anno scorso, grazie ad Howard e Brook Lopez (20,4), i lunghi si sono riaffacciati nella top20 dei realizzatori e l’ascesa triennale di Brook, lascia bene intendere che potrà restarci a lungo.
IDENTIKIT
Altezza: 7-0 (circa 213-215 cm)
Peso: 260 lbs (circa 118 kg)
Età: 22 (01/04/1988)
Statistiche peculiari
– difesa: in questa breve serie sui centri, ci occupiamo principalmente del loro impatto in attacco, ma Brook merita una considerazione en passant sulla difesa: per rintracciare il suo nome nella lista della percentuale di rimbalzi difensivi catturati (DRB%) dobbiamo scendere molto, superare Nowitzki, Pau Gasol, Bosh, Villanueva, persino Evan Turner, Chase Budinger, Kidd e Bryant, osservare poi che il 102esimo è Vince Carter e, finalmente, arrivati alla posizione n.104, troviamo Brook (12,3% DRB%) a pari merito con… Chris Paul. Nei rimbalzi offensivi, si piazza meglio pur senza sbalordire, 50esimo (7,8% ORB%); forse la possibilità di second chance points lo motiva più che in difesa.
Di fatto, nei suoi tre anni in Nba, Lopez ha costantemente migliorato i suoi punti segnati, passando da 13 a 19, infine a 20 (e sempre con buone percentuali), ma ha drasticamente diminuito i rimbalzi totali (rapportati a 36 minuti: incoraggiante 9,6 di media da rookie, poi un fiacco 8,4 al secondo anno, ma la stagione scorsa ha shockato il mondo con un inenarrabile 6,1…); sono scese leggermente anche le stoppate ed i falli: che abbia deciso di votarsi solo all’attacco, senza voler rischiare di avere problemi di falli o di stancarsi troppo in difesa?
– attacco: qui la musica cambia; dopo Howard e Nene, è terzo per “And1” (fallo e canestro) a partita con 0,8 ed è primo a pari merito con Bogut per tentativi dai 3 ai 9 piedi dal ferro (da circa 1 a 3 metri di distanza) con 5,4 a partita, risultando il più efficiente con il 47% di realizzazione (esclusi DeAndre Jordan e Channing Frye che però non ci tirano neanche una volta a partita). Ma Brook non è solo affidabile nel pitturato: lui e Duncan sono gli unici centri ad avere almeno il 30% delle conclusioni totali in post up abbinato ad almeno il 10% in spot up (tiri piazzati) e proprio dopo gli inarrivabili Duncan (6%) e Al Jefferson 6,1%, Brook è uno dei meno propensi a perdere palla in situazioni di post up (solo nel 10,8% dei casi); si può concludere che al suo terzo anno è già un signor centro offensivo, di quelli su cui può essere impostato un attacco.
Contesto di squadra: affiancato ad un mastino come Humphries la divisione dei compiti (e dei rispettivi lati del campo) non è un problema, ma proprio come entrambi colmano le lacune altrui, entrambi finiscono anche con l’evidenziare le proprie… persino gli arbitri si aspettavano di più in difesa da Lopez. In attacco, invece, Brook ha deciso spesso di giocare da protagonista, segnando in prima persona, innescando il suddetto Kris quando la difesa se ne scordava o agevolando la pericolosità perimetrale di Morrow e Vujacic.
Il raggio di tiro di Brook gli consente poi di essere pericoloso anche quando si allarga per liberare il pitturato per le incursioni delle guardie, capacità che sarà molto gradita all’ultimo acquisto, Deron Williams, che ai Nets potrebbe sfruttare il proprio potenziale offensivo più liberamente cha ai Jazz; intanto, pur frenato da un problema al polso destro, nelle dodici gare con la sua nuova squadra, Deron ha piazzato in media 12,8 assist in 38 minuti in campo, per un AST% (percentuale che stima i canestri segnati su suo assist nei minuti in campo) del 55,9% (ai Jazz era “solo” 43,6%). Non male per un play appena arrivato…
In tali partite, Brook ha fatto registrare (seppur in un paio di minuti di media in più) un leggero aumento in punti e percentuale (22,5 punti con il 52,5% dal campo), più assist (1,8) meno palle perse (1,3) e persino 7,3 rimbalzi; sebbene il vero impatto di Deron resti da rimandare ad una stagione lunga (quindi non la prossima), in cui i due potranno costruire la giusta alchimia, con la preziosa supervisione di Avery Johnson.
Sicuramente, l’asse Williams-Lopez si presenta come una delle giovani coppie offensivamente più letali, un duo interessante per provare a riportare i Nets oltre le canoniche 82 gare (annata “mutilata” a parte…).
Ma è giunto il momento di lasciar parlare il campo; nel primo video, vedremo come Brook, padrone di un buon tocco non appena varcato l’arco da tre, sia spesso utilizzato come “valvola di scarico” sulle penetrazioni, e proprio per questa sua risaputa capacità di punire con il jumper, talvolta le difese sono costrette ad uscire con il lungo per contestargli il tiro. A quel punto Lopez è in grado di partire in palleggio, con un buona prima falcata, e dirigersi al ferro o, pur senza essere un Sabonis, anche pescare i compagni che approfittano dell’area sguarnita. La combinazione tiro dalla media/lunga distanza più primo passo affidabile, rendono Brook uno dei centri più ostici da marcare fronte a canestro. Vediamo:
Inoltre, in situazioni dinamiche con blocco, può risultare efficace sia in pick n’ roll che, grazie al buon tiro visto in precedenza, in pick n’ pop. Talvolta, per dirla tutta, si ha l’impressione che il blocco sia portato con un po’ di fretta, con la testa ed il corpo rivolti già al taglio, per quanto vada anche ammesso che il sincronismo palleggiatore/bloccante sia uno degli aspetti più difficili da padroneggiare nei giochi a due, per cui, quando un blocco non riesce, non sempre è responsabile il movimento del lungo.
Quando inceve riceve per giocare 1 vs 1 in post, Lopez non ama affatto metterla sul piano fisico: non spinge e non cerca il contatto, ma preferisce (quando non può fronteggiare) soluzioni con giro dorsale o semplicemente con il fidatissimo semi-gancio (per il resto, non è proprio un “inventore” in post basso…). Diamo un’occhiata:
Spunti di miglioramento? Quando mette palla a terra e, più rilevante, in fase di tiro, tradisce una marcata preferenza per la mano destra, che lo rende forse prevedibile (ma non per questo facilmente limitabile); se diventasse più ambidestro, anche solo aggiungendo il semi-gancio mancino, per le difese sarebbero dolori peggiori.
Nel complesso, si basa palesemente più sul rapporto buon tocco/altezza che sul lavoro fisico, niente spinte, prese marmoree di posizione e simili; non a caso, in stagione sembra che abbia sofferto le marcature di difensori fisici, a giudicare dalla percentuale dal campo: 37,5% in 4 gare contro i Cavs (ed i combattivi Varejao ed Hickson), 39,1% in 3 gare contro gli Heat (ed il mastino Anthony o lo spigoloso Dampier), 38,7% in 2 gare contro gli Hornets (ed il roccioso Okafor), 42% in 4 gare contro i Magic (ed il DPY Howard), 34,5% in 2 gare contro gli Spurs (e la coppia old school McDyess e Duncan) ed infine 41% in 2 gare contro i Jazz (ed il tenace Al Jefferson).
Tuttavia, non lo si può colpevolizzare per questo: ha comunque un attacco elegante e versatile, se per indole non è di quelli che hanno il fuoco della battaglia nel sangue, sarebbe utopico aspettarsi che snaturi il suo gioco.
(P.s. a proposito, non ricorda un Rik Smits un po’ più basso?).
Capitolo tiri liberi. Brook è uno dei centri più precisi dalla lunetta, 78,7%, a conferma di come padroneggi il fondamentale del tiro.
La routine è: un palleggio con la mano sinistra, cinque con la destra, rotazione della palla sulla sinistra, presa piegando le gambe (con leggera convergenza delle ginocchia) ed esecuzione plastica del tiro. La posizione, con il piede destro un po’ più avanti, così come i vari movimenti, piuttosto armonici, non presentano nessuna peculiarità; l’unica caratteristica vistosa è forse come la mano d’appoggio, la sinistra, resti molto sulla palla, accompagnando il tiro fino alla fine, per quanto,a giudicare dai risultati, non compromette affatto l’accuratezza del tiro.
FOCUS: UNA PAGINA DAL PLAYBOOK…
Nelle partite visionate, i Nets hanno ripetuto uno schema per soluzioni rapide (“quick hitter” direbbero oltreoceano) per innescare direttamente Lopez o per sfruttare le attenzioni che Brook richiede alla difesa.
Il segnale dello schema (visibile nella prima e terza esecuzione nel filmato) è la mano destra aperta che si agita, mentre l’audible è (dal labiale della terza sequenza) qualcosa come “five-twister”, ed effettivamente il 5, Lopez, fa un movimento circolare a “tornado”… i movimenti base sono questi:
Ed ecco le esecuzioni in campo:
Da notare come per il buon funzionamento dello stagger (doppio blocco in “fila indiana”) sia necessario che il play scenda sotto il livello del tandem, altrimenti il difensore (come nel primo caso del filmato) può tranquillamente passare sopra il blocco (già nel secondo caso invece Harris dà un miglior angolo d’impatto sui bloccanti).
Anche il sincronismo bloccatore(i)/tagliante non è sempre facile da rispettare: infatti, nelle tre situazioni il secondo doppio blocco, quello per Lopez, ha posizione, angolatura e risultati differenti.
Nel filmato è stato evidenziato come il movimento in uscita di Lopez, o il suo successivo blocco al palleggiatore, crei delle spaziature che, se ben sfruttate, sono accessibili da buoni angoli di passaggio per tiri incontestati. Fermo restando che, come accade nel terzo caso, se Brook può andare direttamente al ferro, non ci sono soluzioni a più alta percentuale.