Come mai negli ultimi anni si parla sempre meno di cinque ruoli, ma più spesso di tre, e talvolta persino solo di due “schieramenti”? La divisione frontcourt/backcourt riduce la distinzione alla sua “coppia minima” e più la divisione è generica, meno è eloquente per significato. Nell’Nba odierna, con la crescente diversificazione tecnico-tattica dei giocatori e la frequente ibridazione dei quintetti, i ruoli classici indicano poco più che la semplice altezza. Eppure, paradossalmente, più il panorama si fa variegato, più si tende a semplificare: anziché creare nuove nomenclature per i ruoli, si tende a generalizzare sempre più con quelle esistenti (salvo dover poi protrarsi in distinzioni e chiarimenti).
In sintesi, “ala” è un giocatore fra i 6-6 e i 6-10, le altezze inferiori definiscono le guardie, quelle superiori i centri; e questo vale per quasi la totalità dei casi. Nella presentazione di un giocatore, etichettarlo come “ala” crea soltanto aspettative riguardo la sua altezza, ma non allude affatto alle sue capacità.
Cercando invece di tenere il passo con l’evoluzione del gioco, la “contaminazione” dei ruoli ha anche spinto a riflessioni interessanti, come quella su matrice statistica, ormai celebre, proposta da Muthu Alagappan, che circa due anni fa ha identificato 13 ruoli (poi semplificati in 10), valorizzando le caratteristiche tecniche e la “mansione d’impiego” dei giocatori. Tuttavia, quella tassonomia, presenta sia l’ostacolo del ricorso a tecnologia informatica per processare i dati (risultando quindi ostilmente laboriosa per il “tifoso medio”), sia la mancanza del riferimento all’altezza, che è ciò che siamo abituati a considerare come criterio classico per focalizzare a primo vista un giocatore.
Una proposta più “user-friendly” ma non meno esaustiva, potrebbe essere la seguente: utilizzare un codice alfanumerico (con due “campi” e sigle predefinite) per poter descrivere un giocatore per altezza e per caratteristiche tecnico-statistiche stimate (ovvero non utilizzando i numeri esatti), ma senza la prolissità di uno scouting report. Al di là dei paroloni, si tratta di una “compilazione” piuttosto semplice.
Il primo “campo” del codice è un quantificatore dell’altezza, abolendo il trattino fra piedi e pollici: un 6-5 diventa 65, un 7-0 è 70, etc… inoltre, considerando come la gran parte dei giocatori sia 6 piedi più “n” pollici, si potrebbe anche omettere, per amore di sintesi, il “6”, rendendo obbligatorio specificare solo le misure con 7 o 5 piedi.
Per cui “3” equivale a 6-3, “4” a 6-4, “5” a 6-5… mentre un 5-5 è “55” e un 7-1 è “71”.
A questo codice numerico per l’altezza, va poi aggiunta, come secondo “campo”, la descrizione delle caratteristiche tecniche e statistiche (stimate), ricorrendo a sigle di una sola lettera, usandone al massimo due; i descrittori possibili sono, nell’ordine:
S: Scorer, realizzatore (quantitativamente; ovvero colui che tira molto)
H: Shooter, tiratore con buone percentuali (se segna molto ma con percentuali mediocri è uno Scorer non uno Shooter; ad esempio DeRozan. “H” dovrebbe essere riferito soprattutto al tiro da tre, altrimenti anche molti lunghi verrebbero ambiguamente spacciati per tiratori).
A: “All-around”, ovvero giocatore completo (almeno stando alle classiche voci statistiche di punti, rimbalzi, assist…)
P: Passer, passatore (quando questa è la caratteristica principale o comunque rilevante).
D: Defender, difensore (non necessariamente per valore statistico, sono “D” sia Tony Allen che DeAndre Jordan)
X: da usare per giocatori che non hanno un’identità tecnica precisa, ad esempio quelli al margine delle rotazioni
L’ordine di utilizzo, per essere più univoco, parte dall’attacco, con “S”(Scorer) e/o “H”(Shooter), prosegue con caratteristiche “intermedie”, “A”(All-around) e “P”(Passer), per concludere poi con la fase difensiva, se degna di nota, con “D”(Defender). La “X” funge da “non classificabile”, per mancanza di dati, di minutaggio sufficiente, o altre situazioni che compromettono la valutazione.
Chiaramente questi descrittori non alludono a criteri esclusivamente oggettivi (non essendo solo su base statistica), ma servono per descrivere il giocatore secondo il proprio giudizio di scouting, il che consente, ad esempio, di valorizzare anche gli intangibles in difesa.
Inoltre, tali descrittori, esprimendo una valutazione sintetica, prescindono dai minuti trascorsi in campo o dal valore assoluto delle prestazioni: ad esempio, Boozer è uno S (Scorer) anche se sfiora appena i 14 punti in 28 minuti, perché sappiamo che il suo apporto ed il suo stile di gioco sono sbilanciati verso l’attacco. E, supponendo di parlare di Carlos a chi non lo conosce, è più significativo presentarlo come un “9S” (Scorer alto 6-9) o semplicemente come un’ala? Il vantaggio di questo codice è proprio quello di raccontare in sintesi qualcosa in più dei ruoli canonici, ma senza richiedere controlli statistici e con la possibilità di “personalizzare” la connotazione di un giocatore (come vedremo meglio a breve).
Scegliendo di utilizzare quindi al massimo due descrittori per l’attacco, ed eventualmente la “D” come ultimo descrittore, mettiamo alla prova questo codice con l’attuale “roster positionless” dei campioni in carica, gli Heat:
LeBron James – 8SA
Dwyane Wade – 4SA
Chris Bosh – 10SD
Mario Chalmers – 1HD
Norris Cole – 2D
Ray Allen – 5H
Chris Andersen – 10D
James Jones – 8H
Rashard Lewis – 10H
Shane Battier – 8HD
Udonis Haslem – 8D
Toney Douglas – 2S
Michael Beasley – 9S
Nel caso di James non è opportuno includere la “H” (Shooter), poiché il tiro da tre, nonostante la buona percentuale (38%), non è una delle sue caratteristiche principali, tirandone 4 di media su più di 17 tiri dal campo. Nel caso di Durant, invece, con 6 tentativi da tre su 20 dal campo, in aggiunta alla buona percentuale (39%), si potrebbe mettere una “H” al posto della “S” per evidenziarne le doti balistiche, Kevin risulterebbe quindi un “9SA” o un “9HA”, se si sceglie di mettere l’accento sui 5 assist abbondanti e i 7 rimbalzi di media. Non è da escludere che, volendo porre invece in rilievo la sua efficienza nel segnare molto , si possa definire anche “9SH” (proprio come, usando i ruoli, può essere definito sia una guardia tiratrice alta 6-9, che un’ala piccola dal tiro letale).
Da notare come la “D” abbinata all’altezza, produca aspettative che non richiedono ulteriori specificazioni: se Andersen è un 10D, ce lo immaginiamo almeno rimbalzista e/o stoppatore, mentre un giocatore più basso, supponiamo un Chalmers, 1D, presenterà plausibilmente una “D” basata più sulla difesa sull’uomo e/o sui recuperi, ma non certo avrà come tratto distintivo le stoppate.
Quali sono le combinazioni possibili con due descrittori? Ecco la lista, sorvolando sulla possibilità di invertire i descrittori per accentuare alcune sfumature, come utilizzare “HD” piuttosto che “DH”:
SA (Scorer All-around, es. Lowry, Love…)
HA (Shooter All-around, Parsons, Batum…)
AP (All-around Passer, es. Rondo, Rubio…)
SH (Scorer Shooter, es. Durant, Nowitzki…)
SP (Scorer Passer, es. John Wall, Lawson…)
HP (Shooter Passer, es. Dragic, Calderon…)
Come detto, a ciascuna di queste può essere aggiunto come ultimo descrittore la “D”, qualora il giocatore si distingua anche per pregi difensivi. Love è stato inserito negli “SA” (Scorer All-around) e ci serve come esempio per sottolineare l’importanza dell’altezza nella codifica: Love è un “10SAD” (la “D” è dovuta alle indiscusse doti di rimbalzista) e la “A” abbinata all’altezza di 6-10 lascia supporre che si tratti di un lungo che sa passare e perciò non raggiungerà, plausibilmente, gli 8 assist per gara, ma, considerando appunto l’altezza, saranno 4 o 5 di media (di fatto sono 4,4). Se per assurdo, dovesse poi tornare un novello Chamberlain da 17 punti, 13 rimbalzi e 8 assist di media, allora potremmo comunque qualificarlo come un “71SPD”(!); ma è un’eventualità piuttosto improbabile…
Il primo impatto con gli acronimi può sembrare scomodo, ma si tratta solo di familiarizzare con le ristrette possibilità combinatorie (e gli americani sono già avvezzi all’uso di numerose sigle, come ad esempio nel football). In fondo è una codifica non eccessivamente elaborata che consente di dare un’impressione anche “amatoriale” dopo aver osservato un giocatore (considerando che l’altezza può essere stimata anche “ad occhio”), ma che è più eloquente del semplice ruolo il quale, in fin dei conti, viene “inglobato” nel citare l’altezza, ma potenziato nel definire anche le caratteristiche principali tramite i descrittori.
Ad esempio, Marc Gasol, Andre Drummond e Brook Lopez figurano tutti ufficialmente come “centri”, pur essendo molto diversi come giocatori; usando questa codifica verrebbe resa giustizia, senza dilungarsi troppo, alle loro peculiarità.