Appunti didascalici e qualche video per mettere meglio a fuoco quanto capitato in Gara 1 e considerare quale direzione potrebbero prendere gli aggiustamenti di Gara 2.
– 18 punti e 18 rimbalzi in una Finale sarebbero una statline da sogno per molti centri Nba: solo Shaq e Tim ci sono riusciti in una Gara 1, giocando inoltre più minuti di LeBron; il fatto che James ci abbia aggiunto poi 10 assist a fronte di sole 2 perse, è un monito della storia a non farci considerare l’impatto di LeBron solo alla voce punti segnati. Va inoltre notato come gli “aiuto e recupero” di James sul lato debole e sulla linea di fondo, siano parte tanto fondamentale quanto “occulta” delle elastiche rotazioni della difesa Heat.
– In cosa sono stati impeccabili gli Spurs? “Turnovers” direbbe laconicamente Pop. San Antonio infatti ha rubato più palloni (6) di quanti ne abbia persi (4, di cui uno alla prima azione) ed il rapporto assist/perse è un orchestrale 4 netto. Inevitabile la curiosità di vedere se ricapiterà in Gara 2.
– Entrambe le squadre hanno realizzato 12 falli: la media playoffs di quest’anno era più di 22… eppure si è vista una difesa ben impostata da entrambe le parti e le percentuali sono state basse anche a causa dell’applicazione difensiva di entrambe le squadre. Un raro caso in cui entrambe le squadre difendono bene, in una partita equilibrata, senza commettere né distrazioni né falli.
– 18 tiri liberi per gli Spurs e 17 per gli Heat (rispettivamente 21 e 23 di media in stagione regolare). Colui che è andato di più in lunetta (5 volte) è stato il tiratore Allen, complice un fallo su tiro da tre. Altro fattore che potrebbe cambiare le sorti della serie: un attacco più aggressivo, un prematuro raggiungimento del bonus, problemi di falli per i lunghi, potrebbero essere elementi cruciali nelle prossime partite, una volta abbandonata la cautela iniziale di Gara 1.
– All’inizio dell’ultimo quarto, Bonner ha marcato direttamente Bosh per almeno cinque possessi consecutivi: Chris non ha mai toccato palla in situazione offensiva attiva, ha bloccato e fatto da sponda, poi, finalmente un pick n’ roll con tiro sbagliato a causa dell’aiuto di Splitter. Se gli Spurs, con la connivenza dell’attacco Heat, riescono a tenere Bonner e Diaw per più dei pochi minuti di Gara 1, la panchina di San Antonio diventa molto lunga e molto importante… di conseguenza, è forse da rivedere per gli Heat il ruolo offensivo di Bosh: se non attacca dal post o comunque palla a terra, non impegnerà la difesa Spurs, non spingerà al fallo i lunghi avversari, agevolando la difesa Spurs che potrà difendere su di lui come fosse solo un Haslem più longilineo.
– Bloccare con Haslem spinge Duncan ad impegnarsi a difendere sul gioco a due, in cui talvolta è vulnerabile (rischiando di pagare dazio per scarso scivolamento), mentre se Udonis se ne sta in angolo per lo scarico, Tim si può “ricaricare” o arrivare in aiuto. Diamo un’occhiata a cosa è successo quando Duncan è stato costretto a difendere nel gioco con blocco:
Quando Splitter era in campo, il suo aiuto a Duncan è stato una costante, il che ha aperto spazi per l’attacco Heat dopo un paio di passaggi. Non a caso, uno dei motivi per cui il difensore del palleggiatore non ha quasi mai tentato di spingere la palla sul lato opposto del blocco (la cosiddetta difesa “ice”) è proprio perché questo avrebbe costretto Duncan a tenere per un attimo il palleggiatore: in ottica Spurs, meglio “accettare” il blocco e lavorare con le corroborate rotazioni; scelta che è un indizio importante per gli Heat…
– Post up di James: in caso di difensore che anticipa LeBron “fronteggiandolo” (fronting) il ribaltamento con sponda in punta funziona se non c’è nessuno in angolo sul lato debole, altrimenti l’unica soluzione che prende il tempo alla difesa è il lob al ferro; vediamolo prima nei turni precedenti, poi in un paio di tentativi in Gara 1:
In generale, gli isolamenti di James in post possono anestetizzare gli attaccanti sul lato debole, consentendo alla difesa di aiutare facilmente, senza distrazioni; non è un caso che, considerando le doti di passaggio e la disponibilità a scaricare di James, le soluzioni migliori hanno la complicità di un lato debole attivo:
– dopo il rimbalzo difensivo (e talvolta personale partenza in palleggio), Lbj si è trovato talvolta in marcatura Duncan, Diaw o Splitter arrivando spesso al ferro e generando buone soluzioni; fondamentale per gli Spurs abbinarsi bene in transizione e, per gli Heat, sfruttare questi mismatch:
– small ball: doveva essere presumibilmente un vantaggio tattico per gli Heat, invece Miami ha avuto come quintetto più utilizzato quello titolare (17 minuti); eppure, il parziale migliore (+7) lo ha fatto registrare il quintetto: Cole, Allen, Miller, James e Andersen… anche in casa Spurs il quintetto titolare è stato il più utilizzato (11 minuti) ed anche per San Antonio la truppa più proficua (+5) è stata quella di taglia ridotta: Parker, Neal, Ginobili, Leonard e Duncan (poco più di 4 minuti in campo assieme).
– Alla fine dei giochi, la shotchart è risultato piuttosto simmetrica, tranne per un maggior utilizzo del tiro dal “gomito” e nella fascia centrale per gli Spurs: