Inbounds playbook n.5

August 23, 2011

[Marzo 2010] Per quanto ogni squadra tenga il suo playbook in cassaforte, ci sono situazioni tattiche che vengono utilizzate palesemente da tutti i team, semplicemente perché, sebbene molto note, funzionano efficacemente. L’esempio più evidente e diffuso sono i giochi a due, sua maestà pick n’ roll su tutti. Anche nelle rimesse, come già emerso nelle puntate precedenti, ci sono elementi strategici tanto ricorrenti quanto affidabili.

Un caso abbastanza frequente, usato sia durante il corso della partita, sia nei finali decisivi, è il dai-e-segui del rimettitore con un’ala grande (o il centro) che va a ricevere vicino al punto della rimessa, o quantomeno fuori dall’arco da tre, per poi restituire la sfera con una palla-consegnata.

 

Questa giocata è il connubio tra due elementi strategici che abbiamo già affrontato in alcune rimesse: primo, se un lungo esce dall’arco per ricevere, il rispettivo difensore preferirà solitamente restare un passo indietro, per poter subito tornare a pattugliare l’area evitando di lasciarla troppo sguarnita (ammenoché il suo uomo non sia un tiratore oppure manchino pochissimi secondi allo scadere); secondo, il rimettitore ha un vantaggio di “prospettiva visiva” rispetto al suo difensore che, se intento a infastidire la rimessa frontalmente, dà le spalle al campo ed agli altri otto giocatori, rischiando di avvedersi troppo tardi del primo blocco cieco che riceve o della situazione che trova appena girata la testa verso il campo.

 

Coniugando questi due elementi, otteniamo un dai-e-segui ravvicinato tra il rimettitore e il lungo che gli fa da sponda, restituendogli il pallone e (come ben sanno gli amanti della Princeton e della Dribble Drive) fornendogli al contempo un utile blocco da sfruttare a piacimento.

Diventa intuitivo come questa sia una buona scelta che può risolvere due problemi per l’attacco: consegnare la palla in mano al proprio go-to-guy ed agevolarlo con un blocco, per cercare poi un cambio di marcatura con mismatch, o quel mezzo metro di spazio che gli consenta un buon arresto e tiro, oppure la possibilità di attaccare il pitturato dal palleggio.

 

Se il go-to-guy, anziché rimettere per poi riprendersi la palla, dovesse invece smarcarsi in campo aperto, sarebbe sicuramente ostacolato e raddoppiato, magari proprio dal difensore del rimettitore; ma di ciò parleremo in un’altra occasione.

Una volta eseguito il passaggio ravvicinato, in una zona in cui l’unico altro difensore è quello del ricevitore, è quanto mai azzardato raddoppiare il rimettitore al suo ingresso in campo, poiché ciò significherebbe lasciare libero l’uomo con la palla (scelta sconsigliata, tranne casi di giocatori che percepiscono la palla come incognita fastidiosa difficile da padroneggiare…).

La perifericità della rimessa, consente dunque al go-to-guy di ricevere senza patire troppa pressione difensiva e sfruttare subito un blocco, il tutto in un tempo breve e in una posizione defilata, lontana da aiuti e raddoppi fulminei.

Le opzioni a questo punto sono molteplici e richiedono prontezza di lettura e rapide scelte tattiche, sia per l’attacco che per la difesa. Vediamo dunque alcune situazioni concrete in cui, come da copione, la rimessa è avvenuta in un finale di partita equilibrato e la palla pesa un po’ più del solito…

 

 

 

76ers vs Mavericks (30/11/09)

 

102 a 99 per Dallas, rimessa laterale Phila con ancora 9.8 al termine. Tuttavia, in poco più di 2 secondi Iguodala ha modo di infilare la (prematura?) tripla del pareggio; merito di una rimessa ponderata e ben eseguita.

 

Sixers: 1-Green, 2-Kapono, 3-Iguodala, 4-Young, 5-Dalembert.

Mavericks: 1-Kidd, 2-Terry, 3-Marion, 4-Nowitzki, 5-Gooden.

 

 

Già a prima vista, la semplicità dell’azione contrasta con l’importanza capitale del possesso.

Il dai-e-segui ha di fatto trovato una difesa abbastanza attenta, soprattutto da parte di Dirk che ha costretto Young a ricevere ad un metro dalla linea laterale; ma proprio questa vicinanza (ironico, no?) ha consentito allo stesso Young di liberare subito la zona da cui Andre insaccherà rapidamente la tripla, dopo aver spiazzato con un fulmineo incrocio Marion, che per inerzia tendeva verso la corsia centrale.

Da notare come, poco dopo il momento della palla consegnata, tutti i Sixers siano in zona pericolosa: Kapono, Green e lo stesso Young sono sul perimetro, sconsigliando così ai rispettivi difensori di andare a raddoppiare Andre (pena una tripla incontestata) e persino Dalembert è in una zona a lui congeniale, a due metri dal canestro, pronto per il rimbalzo offensivo.

In questo caso, il dai-e-blocca è stato coronato da un ritorno del palleggiatore verso la fascia laterale in cui è avvenuto il blocco; scelta che può sorprendere anche un buon difensore come Marion, magari fiducioso che Andre sarebbe andato vero il centro a cercare più spazio per giocarsela 1 vs 1 lavorando sul cronometro. Ottima lettura di Iguodala.

 

Per inciso, l’ultima rimessa (quella del tiro allo scadere; vedi link sotto) mostra come, a differenza del caso sopra illustrato, sia spesso difficile per un go-to-guy smarcarsi, ricevere la rimessa e tirare: dopo una serie di blocchi, Andre è comunque costretto ad andarsi a prendere la palla a due passi dal rimettitore ed al momento del tiro è circondato da quattro Mavericks; dura vita quella del go-to-guy

 

Sintesi della partita

 

 

 

Hornets vs Timberwolves (09/12/09)

 

97 a 96 per gli ospiti in maglia Hornets, rimessa laterale per i Timberwolves con 1.4 secondi a disposizione; giusto il tempo per il classico catch n’ shoot che vale la partita.

Gli attaccanti sono disposti con una buona spaziatura per evitare raddoppi sulla ricezione, il lungo (Love) è già pronto in post alto per bloccare sull’uscita del tiratore (Flynn, non un cecchino, ma a Minnesota non c’è molto di meglio)… tuttavia, nonostante l’esiguità del tempo a disposizione, la soluzione scelta da coach Rambis non risulterà quella più prevedibile:

 

Timberwolves: 1-Flynn, 2-Ellington, 3-Gomes, 4-Wilkins, 5-Love.

Hornets: 1-Collison, 2- Paul, 3-Posey, 4-West, 5-Songalia.

 

 

Con un secondo in più, forse il tiro-cross sarebbe risultato l’alley oop della vittoria; forse Love (39% da 3 su 1,7 tentativi in neanche 30 minuti a partita) non era l’uomo ideale da far uscire sul perimetro per la palla consegnata, poiché il suo difensore sa di non potergli lasciare comodamente la tripla della vittoria e (come è difatti successo) lo pedina come un’ombra, trovandosi così al posto giusto per disturbare il tiro del rimettitore. Ma non siamo qui a parlare di mondi possibili o universi paralleli.

Di fatto, sebbene mancasse poco più di un secondo, il dai-e-segui si è rivelato una soluzione sufficientemente rapida e funzionale per scoccare il possibile game-winner.

Paul, difensore del rimettitore, non pressa affatto sull’inbound, restando ben dentro l’area dei tre punti e tenendosi pronto ad infastidire il ricevitore, forse confidando che il suo uomo non creerà problemi.

Love finge molto bene di portare un blocco a Flynn in post basso, per andare invece a ricevere la rimessa, con Paul che non ha ormai né tempo né traiettoria per riprendere Ellington e si incaglia puntualmente sul blocco. Tuttavia, Songalia ha seguito da vicino Love e può cambiare prontamente marcatura saltando sul tiro di Ellington.

Al di là dell’infausto mismatch sul tiro e dalla distanza proibitiva da cui è stato scoccato, considerando tempo (e uomini) a disposizione, buona esecuzione e buona idea tattica.

 

Sintesi della partita

 

 

 

Kings vs Bucks (19/12/09)

 

95-94 per i padroni di casa di Milwaukee con 5 secondi netti residui sul cronometro; rimessa laterale per i Kings; palla in mano al rookie Evans (per inciso: si è già dimostrato uno dei clutch player più affidabili, sebbene il suo primo anno debba ancora finire…).

 

Kings: 1-Udrih, 2-Evans, 3-Udoka, 4-Casspi, 5-Thompson.

Bucks: 1-Bell, 2-Delfino, 3-Mbah a Moute, 4-Ilyasova, 5-Bogut.

 

 

Bogut, saggiamente, non segue Thompson fuori dalla sua giurisdizione, lasciando al suo compagno lo spazio per passare sotto al blocco (opzione che Mbah a Moute, troppo aggressivo, non sfrutta), mentre lui resta dentro l’arco pronto a coprire sulla prevedibile penetrazione di Tyreke. Buona tattica difensiva considerando che l’imperativo dei Bucks è tutelare la vittoria (seppur con tutta l’esiguità di un +1), negando canestri facili ai Kings.

Il problema sorge quando Evans, dopo il cambio difensivo sul blocco, si trova nella corsia centrale lanciato verso Bogut che lo attende a due metri di distanza: in questa situazione, per una guardia come Evans, Bogut significa “birillo”.

Il rookie esegue un “doppio passo” (alla Wade, per intenderci) con velocità di piedi che l’australiano non aveva neanche da bambino, e deposita il (non facile) sottomano della vittoria sull’affannoso recupero del suo uomo (Mbah a Moute) e sulla tempestiva chiusura di Ilyasova.

 

La difesa “protezionistica” poteva essere legittima, visto il punteggio, ma, con la complicità del cambio sul blocco, ha poi portato al mismatch Evans vs Bogut all’altezza del tiro libero, sebbene al momento del tiro Evans si sia comunque trovato assediato da maglie bianche… l’alternativa, per Bogut, sarebbe stata di aggredire il rookie in uscita dal blocco (“hedge the screen”, dicono oltreoceano), rischiando, nella peggiore delle ipotesi, di farsi saltare subito (e dover sperare poi nella solita chiusura dei difensori sulla linea di fondo) oppure, nella migliore delle ipotesi, guadagnare con l’ostruzione fisica, quell’attimo di tempo per concedere all’atletico Mbah a Moute di ritornare su Evans.

Anche in questo caso, comunque, il dai-e-segui, in tutta la sua apparente semplicità, ha dato filo da torcere alla difesa, agevolando le gesta risolutive del go-to-guy.

 

video della rimessa

 

 

Nondimeno, se il blocco incluso nella palla consegnata ha buon esito (e il difensore del lungo non aiuta sul palleggiatore e il bloccato insegue l’uomo), il palleggio-arresto-tiro frontale può risultare una ulteriore soluzione potenzialmente affidabile, come mostrato da McGrady nella partita contro i Celtics (Knicks vs Celtics 23/02/2010; vedi fine di questa sintesi).

Ok, il tiro stavolta non è entrato, ma l’opzione è ben dimostrata.

 

Inoltre, se il ricevitore è rapido nel leggere la reazione della difesa e si accorge che questa dà per scontata la palla consegnata, può sorprenderla partendo in palleggio verso il ferro, soprattutto se gli altri attaccanti hanno lasciato adeguatamente sgombro il pitturato.

In questa rimessa (Hornets vs Timberwolves del 22/01/10) Posey ci dimostra l’efficacia di questo tipo di soluzione, che gli consente di sancire la vittoria Hornets con un sottomano allo scadere.

 

Tutto ciò vuol quindi dire che la difesa non ha scampo in caso di dai-e-segui in una rimessa eseguita dal go-to-guy? Ovviamente no.

Una difesa di squadra abbastanza aggressiva, se non addirittura d’anticipo, crea non pochi problemi ad una rimessa di questo tipo, costringendo i potenziali ricevitori a cercare il back-door (complicando non poco l’eventuale dai-e-esegui) e mettendo alla prova le capacità del rimettitore di eseguire un passaggio impegnativo, per precisione e tempismo.

 

In altri casi, se ad esempio l’ala o il centro che esce dal pitturato per ricevere è un potenziale tiratore da fuori, allora è possibile che il difensore, ragionevolmente, decida di non concedergli la ricezione indisturbata, con conseguente inceppo della fluidità della rimessa e rischio della palla persa al primo passaggio (come dimostrato dall’ultima rimessa della gara 76ers vs Bobcats del 05/12/09, vedi sintesi della partita).

 

Resta quindi fondamentale, oltre a scegliere bene quale giocatore mandare in ricezione fuori dall’arco,  avere anche un “piano b” (se non anche una “piano c”), un’ulteriore opzione di cui il rimettitore possa fidarsi come scappatoia in casi d’emergenza.

 

Alla prossima puntata.

 

 

1 Trackback or Pingback for this entry

Leave a Reply

Your email address will not be published. Required fields are marked *

Previous Post
«