Inbounds playbook n.6

August 23, 2011

[Luglio 2010] Il regolamento Nba prevede che ogni squadra schieri sempre 5 giocatori (per i filologi: Rule 3, Section I-a , p. 15), anche qualora uno di essi si trovi a giocare con sei falli poiché in panca non c’è nessuno, sano o non già squalificato, che possa sostituirlo (è successo quest’anno ai martoriati Warriors il 15 Gennaio: Curry ha giocato gli ultimi secondi pur avendo sei falli a referto).

Le rimesse costituiscono al riguardo quasi un’anomalia: solo 9 giocatori in campo e nessuno con la palla. L’uomo che non fa tornare i conti è chiaramente il rimettitore; l’uomo che dà un vantaggio, un momentaneo soprannumero alla propria squadra, è viceversa il difensore dell’inbounder.

 

Se ci sono pochi secondi (diciamo meno di 3?) il “difensore in più” risulta un fattore cruciale, potendo garantire una pronta copertura, un raddoppio o almeno un po’ di disturbo al go-to-guy che deve ricevere palla per chiudere i conti; in casi di difesa ben orchestrata, può addirittura impedirgli la ricezione, costringendo qualcun’altro a prendersi la responsabilità di decidere il match.

Vediamo dunque alcuni casi in cui il “difensore in più” ha scardinato gli schemi offensivi degli avversari, facendo pesare la possibilità di poter trascurare (per motivi di cronometro) il proprio uomo.

 

 

Lakers vs Suns Game 5 (27/05/10)

 

Il caso più recente ce lo forniscono gli ultimi playoff (Finali di Western Conference). Pivotal game tra Suns e Lakers sul 2-2, ancora 3.3 secondi al termine e punteggio sul 101 pari.

 

Lakers: 1-Fisher, 2-Bryant, 3-Artest, 4-Odom, 5-Gasol.

Suns: 1-Nash, 2-Dudley, 3-Richardson, 4-Hill, 5-Frye.

 

 

Hill punta costantemente Fisher, senza spostarsi dal suo posto ma orientandosi seguendo il suo taglio, fino ad accorgersi che Bryant sta andando verso il rimettitore; a quel punto, scelta obbligata: braccare il mamba “no look” (senza guardare la palla, dandone per scontata la posizione).

Il difensore di Kobe, Dudley, ha infatti seri problemi ad uscire dal blocco di Gasol (forse credendo in un uscita in punta del 24), ma la presenza di Hill tutela la difesa dei Suns. Proviamo a pensare che tiro comodo avrebbe avuto Kobe se Hill fosse stato rivolto verso la palla, occupato ad infastidire il rimettitore…

Invece, quando Bryant tira, Hill è già in copertura (seppur laterale) per infastidirlo, così come Nash che si è prontamente staccato da Fisher. Al resto pensa la reattività d’Artest.

Encomiabile l’attitudine dei due veterani Hill e Fisher: Grant, dopo aver saltato sul tiro di Kobe va immediatamente a rimbalzo, e lo stesso Fisher (a differenza di Nash) abbandona il suo spot in angolo per convergere al ferro; se il rimbalzo non fosse stato preda di Ron, scommettiamo che Fisher avrebbe compiuto la sua clutch play più improbabile: rimbalzo offensivo(!) ed appoggio?

 

Da notare, en passant e off topic, come l’azione si concluda con uno dei tre rimbalzi offensivi che hanno deciso favorevolmente i playoff dei Lakers: in questo caso hanno conquistato un 3-2 (e gli annessi due match point in casa); al primo turno contro i Thunder questo tap in di Gasol aveva sigillato gara6 ed il passaggio del turno; nelle Finals, in gara7, questo rimbalzo offensivo (sempre di Gasol) concede a Bryant due tiri liberi sul più tre per L.A., chiudendo virtualmente il match.

Copione simile in tutte e tre le occasioni: Bryant tira, i difensori non si dimostrano abbastanza caparbi e concedono una seconda chance letale ai compagni di Kobe che, non fidandosi, vanno a rimbalzo offensivo. Già, anche questa “sfiducia” nel proprio clutch shooter aiuta a vincere l’anello.

 

Video della rimessa

 

 

 

Celtics vs Lakers (18/02/10)

 

Altro capitolo della perenne epopea tra Los Angeles e Boston, ennesimo finale teso allo Staples… 87-86 per gli ospiti col trifoglio, 2.2 secondi ed una rimessa laterale per i padroni di casa che non hanno in campo tale Bryant.

La difesa biancoverde dispone, protezionisticamente, Pierce e Perkins a sorvegliare il pitturato, lasciando indisturbato Artest ad eseguire la rimessa:

 

Lakers: 1-Fisher, 2-Brown, 3-Artest, 4-Odom, 5-Gasol.

Celtics: 1-Rondo, 2-Allen, 3-Pierce, 4-Garnett, 5-Perkins.

 

 

Pierce attende pazientemente che la folla di losangelini sulla lunetta si dispieghi nella metà campo, trovandosi già sulla linea di passaggio per infastidire la ricezione sulle tacche di Gasol e nondimeno pronto ad accogliere il taglio di Fisher, che si vede ostruita la via per l’angolo, dovendo quindi andarsi a prendere la palla lontano dall’area. Questo movimento consente a Pierce di riavvicinarsi al proprio uomo (il rimettitore Artest) ed allo stesso tempo di restare in raddoppio, assieme ad Allen, sul veterano gialloviola, a cui non resta che cercare fortuna verso la punta dell’arco, accostandosi pericolosamente alle lunghe braccia di Garnett (mentre Allen abbassa prontamente le sue per scongiurare l’eventualità di un fallo).

Il tiro di Derek è una preghiera in un cielo ateo, ma, in fondo, vista la difesa, non c’erano altre opzioni plausibili…

 

video della rimessa

 

 

 

Heat vs Lakers (04/12/09)

 

107-105 per gli Heat, rimessa Lakers con 3.2 sul cronometro. Stesso palcoscenico hollywoodiano della rimessa precedente e situazione simile, pochi secondi e palla in mano ad Artest sulla linea laterale:

 

Lakers: 1-Fisher, 2-Vujacic, 3-Bryant, 4-Artest, 5-Gasol

Heat: 1-Chalmers, 2-Wade, 3-Richardson, 4-Haslem, 5-O’Neal.

 

 

Da notare l’estrema somiglianza con la disposizione “topografica” precedente: offensivamente, ci sono ancora quattro Lakers in fila indiana, paralleli alla linea del tiro libero, con Gasol che, appena il rimettitore riceve palla dall’arbitro, taglia verso il lato opposto della sua posizione iniziale; poi gli altri losangelini si allargano ed il go-to-guy va verso la rimessa a prendere un passaggio sicuro, corto e rapido. Difensivamente, in entrambi i casi il centro è posto nella parte alta della paint, mentre altri tre compagni circondano il “totem” sulla lunetta.

L’unica differenza è la posizione del difensore dell’inbounder: Haslem è più lontano e più angolato rispetto a Pierce: mentre Paul era sulla linea di passaggio tra il rimettitore ed il post medio (ormai l’hanno coniato e tocca chiamarlo così), Udonis è nettamente su quella per il post alto.

Comunque, esattamente come Pierce in precedenza, Haslem attende gli sviluppi del turbinio sulla lunetta e “riceve” con un bump il go-to-guy in avvicinamento alla rimessa, respingendolo lontano dal canestro e facendogli spendere del tempo prezioso, una volta ricevuta la sfera, nel tentativo di riavvicinarsi.

 

Kobe si ritrova infatti a fare la parte della sottiletta nel sandwich Haslem-Wade; è così costretto a ricevere spalle a canestro a otto metri dal ferro e, con un controllo non facilissimo, incentrarsi per scoccare (scagliare?) una tiro fuori equilibrio verso il ferro, con Wade francobollato e Haslem che aveva già presidiato la lunetta; Richardson, intanto, dopo avere coperto bene su Vujacic in angolo, sale per sigillare Gasol (già braccato da O’Neal).

Amletica invece la posizione di Chalmers: Bryant pare puntarlo in palleggio, ma allo scattare del raddoppio potrebbe poi partire anche il passaggio per un libero Fisher, che su queste situazioni ha costruito la sua fama di clutch shooter… il giovane Mario è quindi assennato nell’osservare le mosse di Kobe, senza tuttavia compromettere la propria copertura sul veterano Derek.

Non c’è che dire, ottima difesa Heat. In fondo, se è stato Kobe stesso a definire questo tiro “my luckiest shot”, non possiamo mica prendercela con i difensori…

 

video della rimessa

 

 

 

Bucks vs Wizards (02/12/09)

 

Ora che abbiamo degnamente onorato i campioni in carica, analizzandone tre rimesse, diamo uno sguardo ai “meno fortunati”.

104-102 per Washington; un solo secondo netto a disposizione per Milwaukee dopo l’esecuzione della rimessa laterale; imperativo il catch n’ shoot, da due per l’overtime, da tre per il game over favorevole.

Abbiamo ormai visto fino alla nausea come gli spot classici, per ricevere una rimessa importante, siano la punta e gli angoli, soprattutto se il tempo stringe. Coach Skiles ce lo ricorda ancora una volta:

 

Bucks: 1-Jennings, 2-Ridnour, 3-Bell, 4-Warrick, 5-Bogut.

Wizards: 1-Arenas, 2-Stevenson, 3-Butler, 4-Jamison, 5-Haywood.

 

 

Arenas ci ricorda invece come sia decisamente difficile tirare dando le spalle alla retina e dovendo quindi ricevere, girarsi di quasi 180 gradi e scoccare adeguatamente da sette metri, il tutto con un solo secondo di tempo. Già, il merito dell’airball velleitario di Ridnour è quasi tutto del buon Gilbert (o di chi l’ha ben istruito…) che, anziché disturbare il rimettitore, si rivolge saggiamente verso la lunetta, minacciando di balzare su chiunque esca a ricevere in punta (in questo caso, palesemente, Jennings).

Quasi seguendo una bislacca geometria, i 180 gradi che Ridnour deve affrontare per tirare sono stati causati dai 180 gradi con cui Arenas si è disinteressato dalla palla per fronteggiare la corsia centrale, negando di fatto la ricezione al “giovane cerbiatto”.

Al rimettitore, vista l’estrema rischiosità di un passaggio in punta, non resta perciò che giocarsi mestamente il “piano b”: l’uscita in angolo di Luke, per un tiro tanto improbabile quanto inevitabile. Sebbene il rimettitore non abbia dunque avuto disturbi nell’eseguire la rimessa, è anche vero che l’unico passaggio disponibile non ha di fatto dato adito ad un buon tiro.

Sagace scelta difensiva.

Sintesi della partita

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