Inbounds playbook n.3

August 23, 2011

[Dicembre 2009] Cosa può succedere in 11.3 secondi in Nba? Si possono vincere due partite e guadagnarsi un tempo supplementare… chiaramente, non nella stessa arena… anche stavolta andremo dunque ad analizzare tre rimesse, tre modi diversi di giocarsi la vittoria, tre situazioni da cui imparare i “trucchi del mestiere”. Let’s go.

 

 

Nets vs Heat (14/11/09)

 

80-78 per i Nets, rimessa laterale Heat gestita da Richardson, con ancora 4.1 secondi per pareggiare o segnare addirittura la tripla del sorpasso; il tempo a disposizione rende possibili entrambe le soluzioni, è una solo una questione di scelta…

 

Miami: 1-Arroyo, 2-Wade, 3-Richardson, 4-Beasley, 5-Haslem.

Nets: 1-Alston, 2-Hassell, 3-Douglas-Roberts, 4-S.Williams, 5-Lopez.

 

 

Fila di blocchi (stagger) per il go-to-guy e, non appena lui riceve il passaggio lungo, i compagni scivolano ai margini del palcoscenico per lasciargli l’assolo… giocata semplice, prevedibile, quasi ingenua… ma è proprio questo che contraddistingue un clutch shooter: si sa già che prenderà lui la palla, che tirerà lui, e si sa anche che non riusciranno ad impedirglielo… Wade segue impeccabilmente questo copione, scrivendo personalmente il lieto fine per i “suoi” Miami Heat.

Da notare l’ottimo lavoro difensivo di Douglas-Roberts:  già prima che l’arbitro consegni la palla al rimettitore, Chris si avvede della posizione di Wade, sospettamene attendista, e si prepara ad aiutare sulla sua plausibile uscita alta. La sua copertura spinge poi Wade lontano dal ferro, dando tempo ad Hassell, incappato nel “blocco di massa”, di recuperare una buona posizione; dopodiché, Chris torna tempestivamente sul suo uomo, in perfetto orario per coprire il suo taglio verso il ferro.

 

Dopo il passaggio di Richardson, forzatamente lungo per evitare intercetti (giovandosi della prateria a disposizione di Wade), Hassell difende onestamente, guardandosi bene dal rischiare il fallo sul tiro, sapendo che mandare Dwane in lunetta, con l’obiettivo di fare almeno 2/3, sarebbe ingenuo masochismo; intanto gli altri Nets affollano l’area di maglie rosse. Le sorti della gara restano quindi nelle mani di Wade, mani che prima pasticciano spedendo il cross over sul proprio ginocchio, ma che poi non tremano nel mettere la bomba del k.o.

Non solo nel secondo tempo Wade non aveva segnato neanche un punto, non solo le triple non sono esattamente la specialità della casa (circa 26% quest’anno…), non solo la bomba entra nonostante un controllo tutt’altro che impeccabile, ma resta inoltre sul cronometro un solo decimo, per una quanto mai velleitaria replica.

Spoelstra dichiarerà a fine partita d’aver disegnato un gioco per il pareggio (rispettando il vecchio motto “meglio i supplementari in casa che rischiare la sconfitta”), ma Wade ha voluto probabilmente cogliere l’occasione per aggiungere un’altra perla alla sua collezione; quindi niente straordinari per il coach, con Wade che può rivolgersi al pubblico per ricordargli “This is my house!”.

 

Video della rimessa

 

 

 

Blazers vs Hawks (16/11/09)

 

Anche in questo caso, beffarda coincidenza, mancano 4.1 secondi al termine dei regolamentari, con rimessa laterale per Portland sul meno tre (85-82). Stavolta una tripla è decisamente necessaria, non per la vittoria, ma per agguantare almeno il supplementare in trasferta; mentre ai padroni di casa in maglia Hawks, basterebbe far scadere il tempo difendendo forte, soprattutto sul perimetro.

Facile a dirsi, ma McMillan ha nel suo playbook molte buone opzioni per i tiri da fuori…

 

Blazers: 1-Blake, 2-Roy, 3-Fernandez, 4-Aldridge, 5-Oden.

Hawks: 1-Bibby, 2-Johnson, 3-Williams, 4-Josh Smith, 5-Horford.

 

 

 

Pregevole connubio tra geometria cestistica e “sani principi” che abbiamo ormai imparato ad apprezzare.

La geometria balza subito agli occhi (più nel filmato che nella simulazione “lavagnesca”): Roy porta un blocco seguendo la bisettrice tra quello che sarà l’angolo retto formato dall’uscita alta di Oden e il successivo taglio di Rudy (con palla consegnata), intanto Aldridge slitta dal post alto a quello basso con un movimento parallelo ed inverso rispetto ad Oden; l’unica “linea morbida” è il taglio a ricciolo (o “ad iperbole” per restare in tema) che Blake esegue all’inizio. Tuttavia, playitusa non è un sito di matematica, quindi passiamo ai suddetti “sani principi” dell’inbound:

– l’uomo più pericoloso è il rimettitore, specialmente quando taglia rapido dopo il passaggio sfruttando un blocco cieco;

– un lungo (non tiratore) viene raramente marcato d’anticipo fuori dall’arco dei tre punti ed è dunque una buona soluzione per la ricezione iniziale;

– una palla consegnata può indurre al cambio di marcatura, soprattutto con pochi secondi residui;

– lo scivolamento laterale di un lungo, seppur atletico, non sempre si addice a marcare il tiro veloce di una guardia (specialmente se questa taglia verso destra, ma poi tira con la sinistra).

 

Coach Nate ha combinato con maestria questi elementi, riuscendo a disegnare per Rudy un’ottima soluzione, che l’ispanico ha puntualmente capitalizzato impattando l’incontro.

La presenza di Oden in campo è infatti dovuta non solo alla necessità di avere un buon bloccante sul taglio decisivo, ma anche dalla consapevolezza che Horford non avrebbe seguito Greg lontano dal pitturato, preferendo restargli un po’ staccato, così da poter aiutare più rapidamente sui tiratori di Portland. Ed è esattamente ciò che è successo: Al, forse sorpreso dal fatto che fosse Oden ad andare a ricevere palla, non lo pedina a sette metri dal ferro, ma si fa comunque trovare presente per cambiare sul blocco e braccare il cecchino con la palla. Indubbiamente buona la sua difesa, ma, purtroppo per Atlanta, lui e Rudy non hanno semplicemente lo stesso sistema frenante: mentre Rudy inchioda, Al “pattina” e finisce troppo lungo sulla destra per ostacolare frontalmente la traiettoria del tiro, riuscendo nondimeno a saltare con ottimo tempismo (chissà, se Rudy non fosse stato mancino, magari Al sarebbe riuscito anche a stopparlo…).

 

Da notare il ruolo, apparentemente di secondo piano, del principale go-to-guy dei Blazers: Roy si limita a salire per portare un blocco cieco al difensore del rimettitore, così che Bibby debba affrontare un doppio blocco in sequenza (stagger) per inseguire il fulmineo Rudy, ed infatti il play degli Hawks non riesce a restare in contatto con lo spagnolo, causando il provvidenziale cambio di marcatura. Tuttavia, mentre Rudy e la palla si spostano rapidamente verso il lato opposto alla rimessa, Roy resta appostato sul perimetro per riceve un eventuale ribaltamento, la cui traiettoria di passaggio viene liberata dal taglio in area di Oden. Forse non sarebbe bastato il tempo, ma è un’opzione decisamente astuta che avrebbe potuto spiazzare la difesa, distratta ad inseguire il fuggitivo Rudy.

Come ultima opzione, nell’angolo del lato forte c’è inoltre l’esile Blake, che sale verso Fernandez  pronto per un eventuale catch n’ shoot della disperazione (Aldridge avrebbe potuto agevolarlo con un blocco…). Applauso a McMillan: ha pensato proprio a tutto.

 

Video della rimessa

 

 

 

Mavericks vs Bucks (16/11/09)

 

Punteggio sul 113 pari, rimessa laterale Dallas con ancora 3.1 secondi da giocare sul finire del primo supplementare; occasione ghiotta per scongiurare un ulteriore over time che metterebbe a dura prova la resistenza fisica dei veterani in maglia Mavs (terza partita in quattro giorni). Il quintetto dei texani è quello con le mani buone (con Gooden e Beaubois, senza Dampier e Marion, per intenderci), mentre quello dei padroni di casa è ovviamente impostato sulla difesa, con gli atletici Jennings, Bell e Mbah a Moute più il solido Bogut per chiudere gli spazi d’area. Pronti per l’ultimo assalto?

 

Mavericks: 1-Kidd, 2-Terry, 3-Beaubois, 4-Nowitzki, 5-Gooden.

Bucks: 1-Ridnour, 2-Jennings, 3-Bell, 4-Mbah a Moute, 5-Bogut.

 

 

L’ampio taglio perimetrale di Beaubois serve soprattutto a smuovere le acque nella difesa, a lasciare libero l’angolo per l’uscita a ricciolo di Terry e per piazzare il rookie sul lato debole come ultima opzione (di ripiego). Un suo catch n’ shoot frontale non sarebbe stata una buona soluzione, per questo il saggio Kidd non lo serve, nonostante Beaubois abbia un buon vantaggio sul diretto difensore: al rookie non spetta di fare il clutch-shooter (almeno finché in campo ci sono Dirk e Terry), inoltre un tiro rapido avrebbe lasciato del tempo (pericoloso) sul cronometro, mentre una penetrazione in area difficilmente sarebbe stata agevole, essendo la paint “intasata” da Dirk e Gooden.

Così, Nowitzki, dopo aver bloccato, da bravo centro, per i suoi compagni, si rimette i panni da guardia sovradimensionata, riceve un passaggio millimetrico (troppo lungo per Mbah a Moute e troppo corto per Bogut) firmato Kidd, si svita lontano dall’australiano e piazza il fade away della vittoria.

Da notare il coreografico dinamismo di Gooden sul lato debole: fa la spola tra post alto e basso,  poi sfodera l’idea di buttarsi a terra per distrarre la difesa, vecchio volpone… scherzi ed inciampi a parte, il vero colpo di scena è stato il modo in cui la palla ha giocato con il ferro (e con le coronarie dei tifosi dell’arena), ma, si sa, il basket e fatto anche di fatalità…

Questa inbound ci ha comunque ricordato altri due “sani principi”, a completamento di quelli che ha messo in pratica Portland nella rimessa precedente:

– occupare l’angolo e la punta con dei buoni tiratori serve ad allargare la difesa, scongiurando raddoppi

– il lungo, dopo aver bloccato in post alto, può solitamente aprirsi verso la palla per ricevere un lob e (se di cognome fa Nowitzki, Miller, Wallace, Okur, Bargnani o simili…) tentare un tiro rapido sopra il proprio uomo.

 

Video della rimessa

 

 

Stavolta le tre rimesse hanno arriso all’attacco, seppur in tre modi molto differenti: con un classico (e un po’ “citofonato”) one man show (by Wade), con una rimessa “cartesiana” ben architettata (Fernandez) e con un buzzer beater da cardiopalma risolto dalla benevolenza degli dei (ma eseguito da Nowitzki).

Sicuramente, anche nella prossima puntata ne vedremo delle belle…

Leave a Reply

Your email address will not be published. Required fields are marked *

Previous Post
«