Inbounds playbook n.2

August 23, 2011

[Dicembre 2009] Continua il nostro viaggio a cavallo della linea laterale, partendo da quei fatidici 5 secondi che legano un time out ad un tiro cruciale; stavolta, ci occuperemo di un’unica partita, decisa dall’esito delle sue ultime tre (rocambolesche) rimesse.

 

 

Nuggets vs Bulls (10/11/09)

 

Rose ha appena impattato l’incontro con 2/2 ai liberi, 89 pari a 10.4 al termine, rimessa laterale Nuggets eseguita da Martin.

 

Nuggets: 1-Billups, 2-Smith, 3-Anthony, 4-Martin, 5-Nene.

Bulls: 1-Rose, 2-Hinrich, 3-Deng, 4-Salmons, 5-Noah.

 

 

 

 

Da notare come J.R. Smith si sia pian piano annidato in angolo, con una lenta retromarcia, per lasciare libera l’area ed occupare un buono spot per l’eventuale scarico, magari sperando che il difensore, distratto fanciullescamente dalla palla, non lo segua fino a sette metri dal ferro.

Nene blocca per Melo che esce a ricciolo verso la linea laterale; buona scelta dato che il suo difensore lo bracca: l’uscita curl garantisce che il difensore-inseguitore abbia almeno un minimo contatto col blocco, dovendo concedere inevitabilmente un po’ di spazio per la ricezione (che, a ben vedere, sarebbe infatti possibile nel caso di Carmelo). Noah, per non risultare d’intralcio, lascia comunque spazio tra sé e Nene, così che Deng abbia eventualmente il corridoio per passare sotto il secondo blocco.

 

Qualora il difensore fosse passato invece sotto il primo blocco, non inseguendo da vicino l’attaccante, sarebbe stata invece più funzionale un’uscita alta, sfruttando diversamente il secondo blocco. In entrambi i casi la situazione chiave è come il difensore decide di reagire al primo blocco: se resta aderente all’attaccante, incapperà nell’uscita a ricciolo, se invece si distanzia, l’attaccante potrà farsi schermo con il secondo blocco (lo spot d’uscita risulterà “all’ombra” della traiettoria tra il difensore e il secondo blocco).

 

Il brasiliano esita ancora al tiro libero per bloccare anche Billups (seconda opzione dell’inbound), che esce alto verso la rimessa (avendo Anthony già occupato il lato), avvicinandosi al rimettitore così da rendere il passaggio d’inbound breve ed impedire che Hinrich abbia un angolo d’accesso alla traiettoria della rimessa. Comunque, qualora Hinrich fosse riuscito, sprintando, ad anticipare Billups, difficilmente avrebbe avuto scampo da un sano back-door; fermo restando che, dal punto di vista difensivo, è solitamente meglio concedere una ricezione verso metà campo piuttosto che creare un 5 vs 4, finendo alle spalle della palla.

Dopo la ricezione, Billups si lancia in palleggio per cercare il blocco di Nene, con lo scopo di forzare un cambio di marcatura; come al solito il buon Chauncey gioca come se avesse già visto la partita e tutto va secondo i piani: c’è il cambio di marcatura, c’è la penetrazione sul lungo (Noah) che non tiene il passo, c’è il collasso in area della difesa, tuttavia… non arriva né il fallo (sperato?) né il lay-up e lo scarico (no panic, Chauncey ha sempre un “piano b”!) viene nondimeno provvidenzialmente deviato da uno sveglissimo Salmons.

 

La morale della favola è che far ricevere palla lontano dall’arco non è dunque  sempre un vantaggio in favore della difesa: in questo caso, la situazione ha concesso al play lo spazio necessario per prendere velocità (e Billups non è certo Tony Parker…), rendendo letale un onesto blocco sul perimetro; in altri casi, questa “rampa di lancio” avrebbe anche potuto dare adito ad un sottomano, a due liberi o ad uno scarico con comodo tiro in angolo (Anthony aveva già l’acquolina in bocca…).

Altra rimessa laterale per Denver quindi, con la difesa di Chicago che non può cullarsi sugli allori perché restano comunque ancora 4.3 secondi, più che sufficienti per una buona conclusione organizzata.

 

Nuggets: 1-Billups, 2-Smith, 3-Anthony, 4-Martin, 5-Nene.

Bulls: 1-Rose, 2-Hinrich, 3-Salmons, 4-Deng, 5-Miller.

 

 

Dalla disposizione quasi a quadrato (box) nasce una strettoia in stile colonne d’Ercole (con Smith  ed Anthony nei ruoli di Scilla e Cariddi) sfruttata da Billups per ricevere un passaggio in avvicinamento al rimettitore, anche in questo caso per fare in modo che la traiettoria del passaggio sia il più breve possibile ed inaccessibile al difensore-inseguitore. Da notare come Martin abbia potuto passere la palla con una certa libertà poiché il suo difensore, anziché pressarlo, è a metà strada tra la linea laterale e Nene, che ha preso pericolosamente posizione spalle a canestro e potrebbe ricevere per attaccare subito il ferro da vicino; in questo caso, Salmons, il difensore del rimettitore, fa sicuramente valere il fatto di essere l’uomo in più per la difesa (5 vs 4 in campo), annullando efficacemente un’opzione dell’attacco.

Dopo la ricezione, Carmelo libera il fianco destro a Billups, Smith sale sul perimetro svuotando il pitturato ed arriva anche un tempestivo blocco di Nene. Tuttavia, Kirk, tenendo la mano alta per infastidire un eventuale tiro, esagera con il tip tap dei suoi piedi, perdendo la posizione e facendosi prendere controtempo dalla partenza di Chauncey, che si trova la corsia centrale libera e col tappeto rosso; così, ignorando il blocco del brasiliano, Billups va dentro senza farsi pregare, finendo col subire fallo di Hinrich. Chiaramente, per accertarsi che agli arbitri non sfugga il contatto falloso, Billups ne accentua un po’ l’entità, sbracciandosi platealmente…

 

I due liberi arrivano con solo 0.6 sul cronometro; Billups segna il primo e sbaglia appositamente il secondo (l’ha dichiarato lui stesso, e c’è da credergli vista la mattonata che ha tirato) per far scadere il poco tempo residuo; sembra fatta, ma… colpo di scena: Noah, dopo un buon taglia-fuori, prende un maestoso rimbalzo e i Bulls fanno in tempo a chiamare un inestimabile time-out. Secondo il regolamento (la cosiddetta “Trent Tucker Rule”), il tempo minimo per eseguire un tiro catch and shoot (cioè tip-in e alley oop esclusi) che possa essere considerato valido, sono almeno 0.3 decimi, esattamente il tempo che gli arbitri assegnano salomonicamente al cronometro; la rimessa non sarà quindi necessariamente un passaggio al ferro.

Siamo quindi sul 90-89 Nuggets con palla ai Bulls, sebbene tirare in 0.3 non sia affatto impresa facile

 

Bulls: 1-Rose, 2-Hinrich, 3-Salmons, 4-Deng, 5- Miller.

Nuggets: 1-Billups, 2-Smith, 3-Anthony, 4-Martin, 5-Nene.

 

 

Sappiamo che il miracoloso tiro, eseguito a passo di danza da Miller (cognome propizio per un buzzer-beater…) non è stato poi convalidato, ma la giocata merita indubbiamente almeno la menzione, se non altro perché un (quasi) sette piedi con una buona mano non dovrebbe finire “emarginato” ad un passo dalla rimessa in un possesso decisivo… com’è accaduto? Probabilmente Martin temeva il lob al ferro, soluzione molto plausibile visto il poco tempo a disposizione, ed ha preferito restare a pattugliare l’area, soprattutto avvedendosi che l’atletico Rose aveva un buon vantaggio sul suo difensore ed avrebbe potuto ricevere un (non facile) lob al ferro. La terza opzione per i Bulls poteva essere un rapido tiro di Salmons, appostato in angolo e lasciato un po’ troppo libero da Carmelo, ma segnare da 3 con 0.3 decimi è quasi un miracolo.

 

Da considerare audace la scelta di lasciare Nene a disturbare il rimettitore a distanza: il brasiliano è decisamente più alto di Hinrich ed a riflessi da vendere, tuttavia il suo disturbo ha perso di efficacia (opinione personale) essendo troppo lontano da Kirk, che ha infatti passato dal petto(!), senza troppa pressione. Se poi ci fosse stata la possibilità di un lob lungo, Hinrich avrebbe avuto difficoltà ad eseguirlo?

La decisione di K-Mart di arroccarsi in area (o è stato Karl a chiedergli di difendere quella zona ad ogni costo?) si è dunque rivelata una scommessa vinta per poco (per un decimo?), ma di fatto la saggia difesa Nuggets ha evitato cautelativamente ogni possibilità di alley oop o tip-in, lasciando solo la soluzione più rischiosa, almeno per motivi di cronometro.

 

Sintesi della partita

 

 

Nella scorsa puntata avevamo affrontato tre rimesse, di cui una ha visto il pallone non toccare nemmeno il ferro e due si sono concluse con una stoppata subita; stavolta, una è finita in… un’altra rimessa, che ha dato adito a due tiri liberi, che sono stati seguiti da un’altra inbound con canestro non convalidato… la prossima volta, parola mia, ci occuperemo almeno di una rimessa in cui la palla finisce “banalmente” dentro la retina. Preparate i coriandoli.

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