Inbounds playbook n.1

August 23, 2011

[Novembre 2009] Talvolta, il preludio al tiro decisivo è una rimessa, progettata nel tempo di un time-out e destinata a segnare l’esito della partita, passando per quei 5 secondi di suspense in cui la tensione sale esponenzialmente, temendo che la palla resti troppo nelle mani del rimettitore o, forse peggio, finisca nelle mani sbagliate.

 

La rimessa è quella insolita situazione in cui in campo ci sono 5 difensori, ma solo 4 attaccanti, e chi ha la palla non può né tirare né palleggiare, ma solamente passare, al momento giusto, nel modo giusto… ma l’apparente squilibrio si sovverte in un secondo, poiché proprio il rimettitore, facendo poi rapida irruzione in campo, può riservare le sorprese migliori, magari grazie ad un “blocco cieco”, come dimostrato da Richard Jefferson in questa rimessa (n. 10 della top 10), sebbene Kris Humphries palesi il suo dissenso inchiodando la conclusione al tabellone.

 

Altre volte, non è necessario neanche che il rimettitore faccia un solo passo; se restano una manciata di decimi basta eseguire un passaggio ben calibrato. Un esempio della serie “non è mai troppo tardi” può essere l’alley-oop a marchio Kings alla fine del terzo quarto contro i Warriors: con un rassicurante più 17 a referto e soli 0.4 sul cronometro, Thompson aumenta ulteriormente il margine utile tagliando frontalmente dritto a canestro e, con la complicità di un blocco in post alto, delizia la folla agguantando il lob del rimettitore e affondando la bimane allo scadere. Semplice ed efficace.

 

Per la serie “don’t try this at home” invece, c’è la furbata da campetto (usare la schiena di un difensore come sponda per l’auto-passaggio), importata in Nba da virtuosi quali Wade (http://www.youtube.com/watch?v=WkRULxu5S54), Mayo (n. 5 di questa top 10), Paul e, in versione playoffs, Billups. Tuttavia, il buon Herrmann ci ha dimostrato come non tutte le birbonate finiscano in modo glorioso.

 

Comunque, al di là delle rimesse “circensi”, abbiamo già visto nella serie estiva “Rimesse da Playoff”, come nella post season dell’anno scorso molte inbounds siano state l’ago della bilancia per alcune serie. Anche in questa stagione, seppur la regular season sia solo all’inizio, ci sono già state rimesse cruciali, nel bene e nel male.

Cercheremo di ripercorrerle per capirne meglio la trama e magari per prenderne qualche spunto, coadiuvati da una lavagna virtuale e dai links per vedere cos’è successo “live”.

 

 

Nuggets vs Trail Blazers (29/10/09)

 

Carmelo Anthony ha appena realizzato due liberi respingendo i padroni di casa a meno tre; punteggio 97-94 per i Nuggets, con i Blazers che hanno a disposizione ancora 1.9 secondi ed un’unica scelta obbligata: ricezione e tripla immediata. Per fortuna dei loro tifosi, nel roster di Portland non mancano né buone mani perimetrali né giocatori da ultimo tiro. La rimessa è affidata a Andre Miller, passatore assennato ed esperto, mentre in campo i sorvegliati speciali sono palesemente Roy o Fernandez, eventualmente Webster (37% da tre in carriera), con Aldridge ultima carta della disperazione a cui McMillan spera di non dover ricorrere, ma il fatto che sia in campo lui piuttosto che Oden o Przybilla, bloccatori più rocciosi, ma con mani decisamente più diseducate di quelle di LaMarcus, lascia intendere che coach Nate vuole essere il più pericoloso possibile anche con l’ultima opzione.

I difensori si incollano ai rispettivi uomini, l’arbitro consegna la palla a Miller (1.88) oscurato da Malik Allen (2.08)…

 

Trail Blazers: 1-Miller, 2-Roy, 3-Fernandez, 4-Webster, 5-Aldridge.

Nuggets: 1-Carter, 2- Billups, 3-Anthony, 4-Allen, 5-Andersen.

 

 

 

Da notare la “falsa partenza” di Fernandez, forse per sondare la reazione difensiva di Carter o solamente per innervosirlo. Quando inizia il turbinio sulla lunetta, Carter esita affianco a Roy, o per vedere come Rudy intenda sfruttare il blocco (uscita alta o in angolo), oppure per attuare un eventuale cambio di marcatura con Billups, ma è di fatto subito costretto a sprintare per inseguire l’ispanico che si dirige fulmineo in angolo. Intanto, Billups chiude saggiamente l’uscita alta e centrale (la più pericolosa) a Roy, esponendosi inevitabilmente al blocco di Aldridge.

In generale, il cambio di marcatura sui blocchi ha solitamente come effetto collaterale il rischio di dare adito a spiacevoli (per la difesa) mismatch, anche se in questo caso, vista l’esiguità del tempo a disposizione, non sarebbe stato facile capitalizzarli.

Tuttavia, la difesa Nuggets ha scelto di non cambiare marcatura, mantenendo ordinatamente i match up iniziali; scelta coraggiosa, che consente infatti a Roy di ottenere, proprio sfruttando un blocco (di Aldridge), una ricezione incontestata e di poter tirare su Billups, con Andersen e Anthony, più alti ed atletici di Chauncey, che pur trovandosi nei paraggi (Andersen) o di passaggio (Anthony), non abbandonano diligentemente il proprio uomo.

 

Sul tiro di Roy piomba così Billups in stile kamikaze che, conscio di come la verticalità non sia la sua arma migliore, cerca di distrarlo almeno con una “smanacciata” in faccia, sfiorandogli quasi il braccio destro; l’esecuzione di Roy ne risulta un po’ alterata, “pompata” con una finta di tiro (pump fake) durante la fase di sospensione, ad accrescere ulteriormente la difficoltà di un catch-n-shoot da quella distanza (e in quella situazione). Se Roy avesse esitato, magari “mandando per aria” Billups con una finta, avrebbe comunque pagato dazio per aver ricevuto troppo vicino alla rimessa: Allen avrebbe infatti avuto il tempo di abbandonare il rimettitore e saltare direttamente sulla traiettoria di Roy allo scadere del tempo.

Il tiro viene dunque scoccato in modo acrobatico e la palla non raggiunge il ferro, ma la rimessa ha indubbiamente concesso una buona soluzione.

Altre opzioni, da “piano b”, potevano essere l’uscita in angolo d Fernandez (1.98) sopra Carter (1.88), o, in caso di collasso difensivo su Roy, un (rischioso) passaggio lungo sul lato debole per Webster.

 

Sintesi della partita

 

 

 

 

 

Kings vs Hornets (30/10/09)

 

93-92 per i padroni di casa Hornets, rimessa Kings con 15.2 sul cronometro; Brockman ha appena sbagliato il secondo libero, ma Thompson ha poi preso il rimbalzo offensivo che potrebbe trasformare quell’errore del potenziale pareggio nella palla dell’insperato vantaggio.

 

Kings: 1-Evans, 2-Martin, 3- Nocioni, 4- Casspi, 5-Thompson.

Hornets: 1-Paul, 2-Posey, 3-Wright, 4-West, 5-Okafor.

 

 


 

 

In questo caso, è il rimettitore stesso a vestire i panni del go-to-guy e la rimessa serve principalmente a preparargli il terreno: i giocatori partono da una formazione molto stretta sul lato forte, per poi allargarsi quasi a quadrato; al momento della palla consegnata, Evans ha infatti tutta la paint zone libera per giocarsela 1 vs 1, con Nocioni e Casspi in angolo e Martin sull’altro lato, pronti a ricevere eventuali scarichi. Thompson, dopo la consegnata, taglia (senza troppa convinzione) verso il ferro, portando rischiosamente il suo difensore in area; sarà infatti proprio Okafor, in collaborazione con Wright, a chiudere e stoppare il tiro di Evans…

Tentativo di conclusione tra il pretenzioso e il coraggioso, visto che il rookie aveva di fronte due Hornets più alti di lui (ed altri due nei paraggi) con, ad un solo passo di distanza, due compagni che avrebbero avuto una conclusione più sicura; ma sono pur sempre considerazioni che, soprattutto a posteriori, non rendono giustizia alla freddezza con la quale Evans ha battuto l’uomo, si è arrestato in area senza forzare subito e, con una sorta di dream shake, ha cercato una conclusione ravvicinata o quantomeno il fallo. Considerando la rapidità con cui ha dovuto scegliere in un possesso delicato, il rookie non può essere certo biasimato per la sua giocata.

 

Così, dopo il “muro pallavolistico” di Okafor e Wright, West recupera prontamente palla e la serve alle sicure mani di Paul che subisce fallo e fa 2/2 a liberi. Kings a meno 3, ma restano 5.9 secondi e Westphal ha ancora inchiostro nel suo pennarello, la lavagnetta è già in mano…

 

Kings: 1-Evans, 2-Martin, 3- Nocioni, 4- Casspi, 5-Thompson.

Hornets: 1-Paul, 2-Posey, 3-Wright, 4-West, 5-Okafor.

 

 

Anche stavolta Evans è il rimettitore designato ed anche stavolta quel gruppo di giocatori stretti sul lato forte promette di “sbocciare” in tutte le direzioni; più in disparte, c’è un tale Martin, sornionamente appostato sul lato debole e marcato da un giocatore di circa 20 cm più basso: facile prevedere che non se ne resterà lì buono a lungo…

Defense wins championships” recita un vecchio adagio; non sarà certo il caso di New Orleans, comunque anche stavolta, il tiratore è in buona compagnia al momento del tiro (due Hornets alle calcagna più uno addosso) e la chiusura della difesa ha avuto ancora la meglio: il “game over” per i Kings è infatti una replica dell’azione precedente, firmato dalla stoppata di Okafor, con provvidenziale recupero di Wright e passaggio a Paul per il conclusivo 2/2 ai liberi. Stavolta, l’esecuzione del tiro è stata indubbiamente più affrettata, ma è stato comunque notevolmente pulito e tempistico l’intervento di Emeka, a sigillare definitivamente il vantaggio per i padroni di casa.

 

In questa ultima inbound, è stato applicato il cambio sui blocchi di cui si parlava nella prima rimessa con Denver: considerando che già nell’inbound precedente Martin era abbinato a Paul, più basso e non certo “verticalista”, Westphal pensa bene di agevolare Kevin con un blocco che gli garantisca la ricezione, per poter poi tirare sopra a Chris; buona idea, almeno sulla lavagna… sul blocco, Emeka si stacca da Thompson, restando un po’ indietro sul lato forte, guardingo e reattivo nell’osservare il recupero di Paul (e pronto per un bump sul taglio), e quando si accorge che Martin (schivato il braccione di Emeka) sta ormai guadagnando troppo spazio in avvicinamento alla palla, lo punta e si fa provvidenzialmente trovare puntuale allo scoccare del tiro, deviandolo quanto basta per negare ai Kings la chance del (possibile) pareggio.

 

Da notare nondimeno l’abilità nella giocata di Martin: si è divincolato dal combattivo Paul per farlo incagliare sul blocco (ottimo) di Thompson, è riuscito a correggere lo spot della ricezione (il passaggio di Evans non è stato precisissimo per la pressione di Wright) e, dando prova di coordinazione ed equilibrio notevoli, ha eseguito arresto a due tempi con rotazione di 180 gradi sul filo dalla linea laterale, tirando in modo composto… purtroppo, la repentina brutta sorpresa è che a saltare sul suo tiro non ha trovato Paul (1.83) ma Okafor (2.08).

 

Ultimi minuti della gara

 

 

Dopo tre rimesse sotto il segno della difesa, nella prossima puntata ne vedremo finalmente qualcuna “a lieto fine” anche per l’attacco; nel frattempo, buona Nba a tutti.

 

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