Rimesse da Playoff 5

August 21, 2011

[Settembre 2009]

Ultimo appuntamento del club “Amici della rimessa”; siamo ormai giunti all’epilogo: dopo le finali di Conference ad Ovest, passiamo ora a quelle dell’Est ed infine a quelle assolute per l’anello Nba 2009.

 

 

EASTERN CONFERENCE FINALS

 

Magic vs Cavaliers Game 2 (1-0)

 

95-93 per Orlando, un secondo netto sul cronometro e rimessa Cavs che vale il pareggio della serie o un imbarazzante 0-2 incassato tra le mura amiche. Segnare da 2 per il supplementare in casa o da 3 per la vittoria? Scelta da “bivio” che non agevola i piani difensivi dei Magic, e che consegnerà un tiro agli annali Nba…

 

 

In campo

Cleveland: 1-Williams, 2-West, 3-Pavlovic, 4-James, 5-Ilgauskas.

Orlando: 1-Alston, 2-Pietrus, 3- Turkoglu, 4-Lewis, 5-Howard.

 

 

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Tripla a suo modo storica, primo buzzer-beater decisivo in una partita playoff del regnante Mvp, con Hedo, nonostante l’onestissima difesa, a vestire i panni del difensore meno invidiato della storia (dopo Bryon Russell ovviamente…). Il turco doveva infatti badare sia a non farsi sorvolare da un lob per l’alley-oop allo scadere (con scarse possibilità di arrivare alle quote siderali di James), sia a restare vicino a LeBron per impedire un catch-n-shot.

Hedo ha deciso saggiamente di ammortizzare con un bump il taglio verso il ferro di James, lasciandogli quindi a disposizione solo il tiro più difficile, quello da lontano, fidando anche nel raddoppio di Lewis (anche in questo caso il difensore del rimettitore è chiamato ad essere l’uomo in più, come lo fu Carter nella già commentata rimessa conclusiva di gara 3, Nuggets vs Dallas).

LeBron, dal canto suo, legge bene la situazione, prende contatto con il difensore e schizza via verso una sicura ricezione ed un altrettanto sicuro tiro sopra l’affannoso recupero del più lento Hedo.

 

[Personalmente, sono dell’idea che con un secondo (massimo due) sul cronometro, il difensore del rimettitore non dovrebbe infastidire la rimessa, ma, dando le spalle alla linea laterale, orientarsi preventivamente verso le possibili ricezioni, per essere pronto a coprire eventuali ritardi dei compagni… tecnica già usata per alcune zone-press, seppur con fini differenti. Chiaramente, questa non vuole affatto essere una critica a coach Stan Van Gundy, ma solo una considerazione personale]

 

Un’altra opzione interessante è stato l’incrocio sul lato forte tra West e Ilgauskas, con “Big Z” che, sfruttando il blocco di Delonte, si allarga in angolo, sperando in un improbabile cambio di marcatura o che Dwight restasse distaccato, distratto da James. Anche in questo caso comunque, i due spot classici per allargare la difesa, la fascia di metà campo (riempita dal taglio di Pavlovic) e l’angolo forte, coperto dal lituano, sono stati occupati, e proprio tra i due spot il rimettitore Mo ha trovato lo spiraglio buono per imbeccare LeBron.

Dopo i due tagli, James aveva di fatto carta bianca e campo aperto su tutto il lato debole, è bastato così far appello al suo atletismo per staccare Hedo e guadagnare la ricezione; merito, oltre al perfetto timing del passaggio di Williams, anche a James per aver scelto bene lo spot per la ricezione: né troppo vicino al rimettitore, quindi a distanza di sicurezza dall’aiuto di Lewis, né troppo lontano, quindi senza complicarsi il tiro e (da non sottovalutare) alle spalle di Pietrus, così da lasciarlo fuori dalla traiettoria dell’inbound.

 

Video e commenti sul tiro

 

 

 

 

Cavaliers vs Magic Game 4 (1-2)

 

98-97 Cavs, 6.4 al termine, rimessa per i Magic affidata alle mani di Turkoglu. La difesa dei Cavs ha di che preoccuparsi: tranne Howard, Orlando ha in campo, come è usanza, 4 buoni tiratori da 3, e il rimettitore stesso, come noto, può diventare una minaccia con ancora 6 secondi da giocare; tuttavia, Stan VG ha in mente qualcosa di più rapido…

 

 

In campo

Cleveland: 1-Gibson, 2-West, 3-James, 4-Wallace, 5-Varejao.

Orlando: 1-Lee, 2-Pietrus, 3- Turkoglu, 4-Lewis, 5-Howard.

 

 

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Il blocco cieco di Lewis coglie di sorpresa West, difensore solitamente attento, e dà il via libera a Pietrus per il taglio in area, ma nonostante il cospicuo spazio a disposizione, il passaggio lungo sarebbe a dir poco rischioso, per distanza e parabola necessaria; intanto, Lee esce in alto sul lato forte staccando Gibson, ma Hedo aspetta ancora pazientemente un’opzione con prospettive di tiro più immediate. Ecco che Lewis, dopo aver bloccato per il francese, finge un taglio in area ed esce sul lato forte, tutelato dal blocco in stile “sportellata da camion” di Howard, può così ricevere da distanza ravvicinata, per girarsi con coordinazione da danzatore classico ed affondare il dardo del più 2.

 

 

Video della rimessa (chicca: stavolta è “live”!)

 

 

C’è ancora una rimessa di questa gara che merita la nostra attenzione. Beffardamente, anche stavolta mancano esattamente 6.4 secondi dalla fine (dell’overtime), la rimessa tocca però ai Cavs, sul 115-111 Magic (e anche stavolta la palla entrerà lasciando 4.1 secondi sul cronometro, come accaduto nella rimessa precedentemente illustrata; quando si dice che agli dei del basket non manca il senso dell’ironia…). Confortati dal più 4, i Magic hanno il cronometro dalla loro parte e nessun motivo per sbilanciarsi con eccessiva pressione, mentre per i Cavs si impone la necessità di accorciare il divario senza perdere tempo, agevolati proprio della consapevolezza che Orlando non esagererà con la marcatura per non rischiare il fallo. Detto-fatto…

 

 

In campo

Cleveland: 1-Williams, 2-Gibson, 3-West, 4-James, 5-Ilgauskas.

Orlando: 1-Lee, 2-Pietrus, 3- Turkoglu, 4-Lewis, 5-Howard.

 

 

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Inbound che non è certo la riproduzione sul parquet d’una sequenza d’uncinetto punto-croce dell’antica scuola viennese; ma la trama è tanto semplice quanto funzionale: il go-to-guy sfrutta un blocco del centro, va a prendersi la palla vicino alla rimessa, si gira e segna (facile a dirsi, non sempre a farsi…).

Anche in questo caso, il centro dopo aver bloccato è in buona posizione per ricevere: se fosse stato Rasheed Wallace, che dalla punta è automatico, Dwight non avrebbe potuto trascurarlo per aiutare (senza troppo impegno in verità) sull’uscita di James, ma in questo caso il rischio andava corso, magari anche con un po’ più di convinzione.

 

Da notare l’ottima difesa di Pietrus sul blocco di “Big Z”: il francese segue James fino al blocco e appena intuisce che l’uscita di LeBron non sarà in alto, ma verso il lato, passa prontamente sotto il blocco del lituano, per avere una distanza minore da coprire e sbucare frontalmente rispetto alla traiettoria del tiro; James se lo vede infatti arrivare addosso al momento di scoccare la tripla, ma riesce comunque a segnarla con freddezza, arrestandosi su una monetina e ricadendo fuori dal campo (roba da “don’t try this at home”).

Risultano a dir poco “simpatici” i due mismatch sul lato debole, Gibson (6-2) marcato da Lewis (6-10) e West (6-4) marcato da Turkoglu (6-10) (quest’anno, Parker, 6-6 e Moon, 6-8, non sono stati innesti casuali…)

 

 

Video sintesi della partita

 

 

 

 

NBA FINALS

 

Game 2 Magic vs Lakers (0-1)

 

88 pari sul tabellone e 0.6 sul cronometro; una rimessa in attacco che può valere la parità della serie, 1-1, o aprire un supplementare fuori casa che promette solo un preoccupante 2-0. Il tiro deve essere veramente rapido per non sconfinare nell’infrazione e la presenza di Dwight lascia presentire la ghiotta possibilità di un alley oop dritto al ferro… il lob c’è, ma Stan ha in mente un destinatario a sorpresa…

 

In campo

Los Angeles: 1-Fisher, 2-Bryant, 3-Odom, 4-Ariza, 5-Gasol.

Orlando: 1-Redick, 2-Lee, 3- Turkoglu, 4-Lewis, 5-Howard.

 

 

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Schema che ha regalato momenti di goduria a giornalisti ed appassionati: imboccare un atleta come Lee ad un passo dal ferro, dopo aver distratto la difesa con un uscita sul lato forte, tenendo il centro avversario alle spalle della ricezione e cogliendo di sorpresa un certo Kobe Bryant con un blocco cieco, non è roba da poco. Soprattutto se c’è il palcoscenico è una finale Nba allo Steples…

 

[Notate anche voi affinità con la rimessa di Gara 4 vs Cleveland? Potrebbe plausibilmente essere una sua variante… In quel caso i blocchi di Howard e Lewis erano quasi simultanei, in questo caso è stata forse anticipata l’uscita del tiratore sul lato forte per fungere da esca. L’impostazione di base resta comunque simile: in entrambi i casi rimessa di Hedo e, sul lato forte, blocco basso di Howard per la guardia che esce in alto, mentre sul lato debole blocco cieco di Lewis in lunetta per il taglio verso il ferro dell’altra guardia. Nel caso precedente Lewis aveva poi sfruttato il blocco di Howard, ma in questa situazione, con mezzo secondo disponibile, l’opzione principale era chiaramente il lob al ferro]

 

Questo schema dimostra come giocate apparentemente semplici, ritagliate su soli 0.6 secondi, possano comunque fare la differenza (al di là dell’esito del tiro), determinando l’equilibrio di una serie e le sorti dell’intera stagione di due squadre. Il resto lo facciamo dire a Bryant, nella conferenza stampa post-gara 2: “È stato proprio uno schema notevole [brillant]. Ha disegnato uno schema molto, molto astuto [smart]. Sapeva che i miei occhi erano rivolti soprattutto sui tiratori che uscivano; proprio un diavolo di schema da un diavolo di coach [just a hell of a play by a hell of a coach]”.

 

A Gasol non sarà sembrato vero di non dover seguire Howard ad altezze Himalayane, potendosi limitare a tenerlo in contatto con un braccio, osservando lo sviluppo dell’azione; ciò, abbinato alla sua reattività, gli ha permesso di arrivare puntuale a disturbare il tiro di Lee (tra l’altro urtando con la mano l’interno del ferro, senza conseguenze per fortuna: i polpastrelli dell’ispanico sono un patrimonio cestistico per l’Nba…).

Giocata che può assurgere a metafora sintomatica di una Finale Nba equilibrata: il difficile passaggio di Hedo non è stato perfetto, ma c’è da considerare il disturbo di Odom (chiedere a Denver…); il movimento di Lee è stato impeccabile, ma Gasol ha saputo reagire prontamente per complicargli la conclusione; lo schema è risultato stupendamente efficace (procurando un tiro da sotto entro il tempo disponibile), ma non ha concretizzato la vittoria per un soffio.

 

 

Video della rimessa

 

 

 

 

Verso la fine dell’overtime, c’è un’altra rimessa che merita un’occhiata: 99-93 per L.A., palla ai Magic per non far scivolare via la gara con 28.2 sul cronometro. Stavolta non rimette Hedo, ma Alston, però, come sempre, c’è Howard a bloccare sul lato forte nei pressi di Lewis, vuoi vedere che…

 

 

In campo

Los Angeles: 1-Fisher, 2-Bryant, 3-Ariza, 4-Odom, 5-Gasol.

Orlando: 1-Alston, 2-Redick, 3- Turkoglu, 4-Lewis, 5-Howard.

 

 

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Dalle parti di Cleveland questo turn around shot di Lewis avrà suscitato qualche dejà vu… “Paganini non ripete” ma Lewis si (anche se stavolta vale solo 2 punti).

Dopo due uscite verso la punta, come da manuale, è l’angolo del lato forte a risultare spot topico per la ricezione decisiva, impreziosita dalla consueta coordinazione nell’esecuzione di Rashard. Il suo difensore, Odom, che pure era in contatto con Lewis tramite l’hand check, è arrivato in ritardo e fuori traiettoria sul tiro, ma avrebbe potuto (mi si consenta l’uso del periodo ipotetico dell’irrealtà) leggere proficuamente la posizione di Howard: già dopo il taglio di Redick, Dwight è spudoratamente rivolto verso Lewis, come per dire “Rashard io sono pronto, parti quando vuoi…”; gentilezza nei confronti del compagno, certo, ma che tradisce pericolosamente anzitempo gli sviluppi successivi dell’azione.

 

[Dato che è l’ultima puntata, m’allargo con le considerazioni personali: al di là del singolo episodio, credo che Howard debba ancora migliorare molto sui blocchi, un fondamentale senza palla più difficile di quanto sembri ed in cui non è certo l’unico a difettare, ma da Superman ci si aspetta sempre il meglio, giusto?].

 

Da notare i 4 prodigiosi salti eseguiti consecutivamente(!) da “zio” Fisher per disturbare la rimessa: mai visto saltare così, neanche fosse un rookie allo slam dunk contest… quando si dice “la forza di un vecchio guerriero, quando viene dal cuore, ringiovanisce anche le gambe”… (ok, l’ho inventata sul momento, me rende l’idea, no?).

 

 

Sintesi delle fasi finali

 

 

 

 

Game 4 Lakers vs Magic (2-1)

 

Solo 4.6 secondi allo scadere di una finale, punteggio in parità, la folla che infiamma il palazzetto… situazione da ultimo tiro che tutti i ragazzini sognano mentre si allenano ai campetti.

Certo, non sognano che un coach disegni uno schema per la gestione dell’ultimo possesso, nei sogni non ci sono né timeout né lavagnette (beata innocenza…); di fatto, nelle finali vere le strategie sono cose che contano, e Stan Van Gundy ha dimostrato di poter ben dire la sua al riguardo.

La disposizione iniziale sembra quasi simmetrica alla celeberrima rimessa di Gara 2, ma il tempo disponibile consente anche qualche “variazione sul tema”…

 

In campo

Los Angeles: 1-Fisher, 2-Bryant, 3-Ariza, 4-Odom, 5-Gasol.

Orlando: 1-Nelson, 2-Pietrus, 3- Turkoglu, 4-Lewis, 5-Howard.

 

 

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Dopo il dai-e-blocca del rimettitore, Pietrus ha deciso di salire in cattedra e di prendersi una “discreta” responsabilità: impossibile biasimarlo, con il punteggio in parità, i supplementari sono ormai in cassaforte e il francese ha comunque un buon tiro da oltre l’arco (36% in stagione). Pietrus riesce a prendere in contro-tempo Ariza (non sono in molti a potersene vantare) tanto da costringere Odom ad aiutare tempestivamente e persino Gasol sceglie di fare un passo di copertura verso la palla. La fulminea partenza del francese sembra aver colto di sorpresa la difesa dei Lakers che probabilmente si aspettava un tiro dei “soliti noti”, Hedo o Rashard.

 

Altre opzioni interessanti erano comunque il pick n’ pop di Hedo che, dopo la copertura di Ariza sul francese, era assieme a Nelson in un 2 vs 1 con Fisher sul lato debole; oppure, Lewis piazzato in angolo, con le mani che chiamavano ardentemente la palla (rischiosamente abbandonato da Gasol per coprire su Pietrus).

 

Bislacco l’accoppiamento nel pitturato tra Dwight e Kobe (spudorata prenotazione per l’hack-the-howard) che ha di fatto consentito agli altri Lakers di difendere con match up più che “all’altezza” (in senso letterale) sui tiratori di Orlando: Ariza su Pietrus, Odom su Hedo e Gasol su Lewis.

La causa della “strana coppia” nella paint è una difesa losangelina che non può essere definita “a zona” solamente per come Fisher ha seguito il taglio orizzontale di Alston, ma che, a giudicare dai cambi sui blocchi di Bryant, Gasol, Odom e Ariza (sebbene beffato dall’esplosività di Pietrus), è probabilmente una difesa switching man-to-man, impostata sul cambio difensivo ad ogni blocco (in puro stile Nuggets per intenderci) molto usata nei finali di partita.

 

Video sintesi della partita

 

 

… e così, tra doppi blocchi e cambi di marcature, siamo giunti alla fine di questa serie… spero di aver dato qualche input a chi si è voluto soffermare su queste pagine, così come è capitato di riceverne anche a me, girovagando in rete e sfogliando (virtualmente) questo sito.

 

Grazie per l’attenzione e buon basket a tutti.

 

 

 

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