Per quanto i tiri liberi possano essere un automatismo consolidato con gli anni, resta importante la capacità di eseguirli con la giusta concentrazione che, nel caso di alcuni giocatori, si tramuta in una esitazione durante la dinamica di tiro, quasi per prendere meglio la mira “mettendo in pausa” il tiro.

Il primo dei nostri ospiti è Jermaine O’Neal, padrone di un onesto 71,5% in carriera (4,2 tentativi in quasi 28 minuti), seppur franato dai suoi primi sei anni in cui le percentuale è stata fissa sotto il 70%. Diamo un’occhiata alla sua esecuzione, con l’ausilio di un timer “casareccio” (in alto a destra) che conteggerà la durata dell’insolita pausa del pallone sopra la testa fino al rilascio:

 

Come questa pausa prima della frustata di polso tragga in inganno in situazioni di ultimo tiro libero, portando a lane violations è stato ben mostrato da questo simpatico video, in cui potete notare anche l’atipico movimento “spegni-sigaretta” eseguito con il piede sinistro (prima del sollevamento della palla sopra la testa). Da notare come, prima del rilascio, le spalle tendano a retrocedere mentre il gomito resta ben dritto allineato sotto il polso, con l’avambraccio sulla traiettoria dello sguardo al ferro (il che potrebbe anche ostacolare la visuale; dovremmo chiederglielo…).
Il secondo timer del video ha conteggiato il tempo totale dell’esecuzione e questo ci porta ad una parentesi “giuridica”: secondo il regolamento (cfr. Rule n. 4 – Section IV; Rule n. 9 – Section 1), il tiro libero deve essere eseguito entro 10 secondi (da quando l’arbitro consegna la palla); con Jermaine, come indicato anche dal timer dell’ultima sequenza, siamo spesso oltre…
La Rule n. 9 – Section 1 (b) specifica anche che il tiratore del libero non può varcare la linea della lunetta prima che la palla tocchi il ferro o entri nella rete, pena l’annullamento del risultato. Stavolta è un altro giocatore ad essere ai limiti del regolamento (e spesso anche oltre): Chuck Hayes, che ha in carriera un fiacco 62% (0,8 tentativi in quasi 19 minuti di media). Vediamo il suo tiro libero:

La domanda sorge spontanea: può un pallone da circa 6oo grammi, sbilanciare un atleta professionista di due metri (sorvolando sul peso) se si tratta di lanciarlo con precisione a 4 metri e mezzo di distanza?
In un passato recente, Shaq ci ha insegnato più volte che la risposta è spesso affermativa (ma non indugeremo sulla sua tecnica di tiro).
Il problema chiave è anche nel caso di Chuck l’equilibrio: la spinta con il braccio avviene con le spalle inclinate in avanti, quasi oltre la loro proiezione sui piedi, alzati sulle punte, per cui dopo il rilascio il follow through è letteralmente “corporeo”, non solo con il polso. Negli ultimi due liberi del video (in maglia Rockets), eseguiti consecutivamente, Chuck si è sbilanciato in avanti nel primo ed indietro nel secondo, a dimostrazione di come non sia ben padrone del bilanciamento del proprio tiro. Piuttosto ironico che un giocatore abituato a spintonare con gente più grossa di lui, gestendo magistralmente il proprio baricentro basso, si lasci sbilanciare dall’esecuzione solitaria di un piazzato.

Anche nel suo caso c’è una pausa, seppur più breve di quella di Jermaine, con il pallone tenuto in altro, affidando l’esito del tiro alla ridotta spinta del gomito ed alla frustata del polso che, in linea teorica, sarebbe una buona idea di fondo: minore è il numero dei “micromovimenti” e dei muscoli coinvolti, maggiore è la facilità nel coordinare il tiro (precisione) e consolidare una buona “memoria muscolare” (affidabilità). Soprattutto considerando che le ali ed i lunghi non necessitano di particolare spinta per far arrivare il pallone al ferro: usando leve lunghe e buona forza di base, non devono inevitabilmente coinvolgere gambe e schiena, pur a discapito dell’estetica del tiro. Il problema di Chuck è che il suo “tiro minimalista” viene eseguito in equilibrio precario, compromettendone spesso  l’esito.

Parlando di estetica del tiro, Ronnie Brewer ed il suo 67,5% in carriera (2,2 tentativi in 23 minuti), rappresentano sicuramente un caso interessante. Dopo una grave infortunio al braccio destro in età infantile, Brewer ha sviluppato un’articolazione anomala del gomito (come si vede anche dalla foto di copertina) che probabilmente condiziona la fase di rilascio del tiro. Guardiamolo in azione:

Con i Rockets, quest’anno, ha tirato solo due liberi (e chissà se in maglia Bulls, nei playoffs, ce ne mostrerà altri), caratterizzati dalla dinamica in allontanamento: i piedi di Ronnie, al contrario di quelli di Hayes, durante la parabola del tiro, indietreggiano… atteggiamento che non era riscontrabile l’anno scorso in maglia Knicks, se non per un leggero sbilanciamento delle spalle indietro. Sembra invece aver mantenuto la leggera pausa di “focalizzazione” con il pallone sopra la testa, denominatore comune con gli altri due compagni di questo episodio.

A proposito, fra i giocatori attivi, ci sono altri freestylers che vi incuriosiscono?

 

Altri freestylers:

Howard vs Marion

Bonner vs Boozer vs Fisher (vs Redd)

Barbosa vs Martin vs Noah

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