Dopo le sette gare di circa un anno fa, parlare di “Gara 1” non rende giustizia al vivido eco di quanto accaduto a coronamento del repeat degli Heat; forse è più sensato, per quanto informale, definirla una “Gara 8”, perché le lunghe ombre psicologiche e tattiche della serie precedente sono ancora piuttosto nitide. Persino la parte attiva (sinora) dei rispettivi roster è rimasta pressoché identica: in casa Spurs c’è un Neal di meno e un Belinelli in più, mentre in casa Heat, un Miller in meno ed un Lewis lanciato in quintetto.
Procediamo dunque con alcuni “punti di vista” su Gara 1.
IL PREVISTO…
Iniziamo con da quello che era prevedibile: l’uso del pick n’ pop laterale (trattato in precedenza), schiacciando la difesa sul fondo per poi scaricare sull’arco e sfruttare i mismatch conseguenti alle rotazioni. Ecco alcune situazioni da Gara 1:
IL NON-VISTO…
Dopo l’inatteso successo nelle ultime gare delle scorse Finals, James ha tentato soltanto 3 giochi a due da bloccante, su Chalmers in palleggio; mai su Wade e mai con troppa convinzione. Per risparmiare ossigeno e per guadagnarsi qualche tiro libero, riscoprire l’ “Mvp bloccante” dell’anno scorso potrebbe dare buoni risultati.
IL VISTO…
– Lewis e Bosh giocando fuori dall’area possono coprire bene il contropiede con le loro lunghe falcate, disturbare il one-man-fastbreak di Parker e garantire una buona difesa sul secondary break, in attesa di riabbonarsi al lungo Spurs (a cui hanno lasciato il ribalzo difensivo); diamo un’occhiata:
– Duncan è stato quasi sempre raddoppiato dalla guardia sul fondo del lato debole al momento del passaggio (sia in caso di pick n’ roll che di spot up), per ostacolarlo subito dopo la ricezione; una scelta che fa trapelare non tanto la sfiducia nei confronti della single coverage di Bosh, quanto la necessità di evitargli problemi di falli e spingere gli Spurs a far girare la palla, esponendoli così alle palle perse (vedi sotto…).
LO “SVISTO”…
Le famigerate 23 palle perse degli Spurs sono state ovunque demonizzate, ma se le accostiamo ai 30 assist (su 40 canestri segnati), al 43% di tiri non contestati ed al quasi 59% dal campo, direi che Pop “metterebbe la firma” per rifare cotante perse ogni sera. Passando molto (337 passaggi Spurs vs 260 Heat) è inevitabile perdere palloni, ma, nel complesso, gli effetti benefici della condivisione di palla hanno ammortizzato più che bene il numero di perse. Gli Heat sono stati più parsimoniosi con solo 16 perse, ma hanno fatto anche solo 16 assist (su 37 canestri), i tiri non contestati sono stati il 40% e la percentuale dal campo è stata un buon 47,4% che resta comunque troppo inferiore rispetto al 59% Spurs.
La differenza fra i due stili di gioco dovrebbe cambiare la lettura dei parametri statistici: 23 perse sarebbero un handicap gravoso per gli Heat, ma sono solo un “effetto collaterale” della circolazione palla per gli Spurs (non che non possano fare di meglio, chiaramente…).
L’INTRAVISTO…
Consueto fattore chiave è il rapporto triple/liberi: in Gara 1 gli Spurs hanno bilanciato 25 triple con 22 liberi, gli Heat 29 triple e solo 11 liberi che, per una squadra con “slasher” come Wade e James è davvero poco. Sidarsi a chi segna meglio da tre, significa per gli Heat fare un favore agli Spurs (“appiattendo” le doti di James e Wade); mentre puntare il ferro metterebbe in luce i limiti di marcatura 1vs1 di Parker e Ginobili, soprattutto se in campo non c’è Splitter.
L’effetto dell’impennata dell’afa ha probabilmente influito sull’attitudine d’attacco dei giocatori: soprattutto James e Wade, che avevano fatto i loro danni con le loro penetrazioni, nella seconda metà di gara si sono accomodati per “jumper a risparmio energetico”.
Resta interessante la prospettiva Heat di tentare di spingere Duncan a vigilare nel pitturato e magari fare qualche fallo; ne guadagnerebbero anche il tiro perimetrale e gli spot up di Bosh.
– Sinora, per quanto s’è visto in Gara 1, puntare in palleggio Parker e Duncan, mette in luce i limiti individuali dei due Spurs:
Da notare come Chalmers/Cole battano Parker talvolta senza che venga nemmeno bloccato, con il francese che si rifiuta sistematicamente di passare sotto il blocco (innescando aiuti e rotazioni), per quanto il tiro dal palleggio non sia il pezzo forte di nessuno dei due piccoli Heat (e comunque, di certo, il male minore…).
E COME NON STRAVEDERE PER…
Erano dai tempi di Odom in maglia Lakers che non sia vedevano alle Finals tanta lussuria nel filantropico vizio dell’extrapass e tanta versatilità offensiva:
Buona “Gara 9”, sperando che ci sia “aria condizionata” e non “aria condizionante”…