Ovvero, quattro giovani assistman in cerca di un tiro affidabile.

Ma procediamo con ordine: perché proprio loro? Perché sono le quattro point guard, fra coloro che hanno massimo 25 anni di età, con almeno 8 assist di media (su 36 minuti) e con la peggior percentuale nei tiri da due:
– Teague 45,3%,
– Wall 44,2%,
– Jennings 39,7%,
– Rubio 34,3%.

Va notato comunque come il carico offensivo sia differente: su 36 minuti, Wall vale 19 punti di media, Teague 17,8, Jennings 16,5 mentre Rubio 9,9; per cui il nefasto connubio fra tiri tentati e tiri sbagliati ha un peso differente nei quattro contesti di squadra.

Conosciamo rapidamente meglio i nostri personaggi:

Teague: alto 6-1, wingspan di 6-7; accelerazione bruciante e gioco sobrio, floater sempre pronto in faretra, buon controllo del piede perno per finte quando s’arresta nel pitturato (in stile Dragic), temibile quando usa la mano destra, ma decisamente da migliorare la dimestichezza con la sinistra, si nutre di pick n’ roll con collaudato “pocket pass“; il 41,8% dei suoi tiri sono in situzioni di ball handler nei giochi con blocco, il 21,8% è invece frutto di attacchi in transizione. Al quinto anno nella lega, ha visto ulteriormente aumentare le sue responsabilità, anche come realizzatore, e le percentuali hanno subito un contraccolpo in proporzione, soprattutto nel tiro da tre, passato dal 36% al 26% (sinora).

Wall: alto 6-4, wingspan di 6-9; “riquickulous” per capacità di arrivare al ferro cambiando marcia e direzione, ha indubbiamente il maggior talento complessivo fra i quattro del gruppo, specialmente se si considera anche la difesa. In attacco è un Westbrook con più controllo del corpo, jumper con più raggio e maggior attenzione all’assist.
Nel 39,9% dei suoi tiri veste i panni di palleggiatore nel pick n’ roll, mentre il 24,4% gli proviene dal gioco in contropiede. Fulcro dei Wizards, assieme a Paul e Kemba Walker è l’unico a superare gli 80 tocchi per gara nel front court ed è quello che tiene di più il pallone a partita: 8,1 minuti di media. Il secondo? A quota 7 e mezzo c’è il nostro amico seguente.

Jennings: alto 6-1, wingspan (non ufficiale) circa 6-9; stile di gioco alla Iverson (senso dello spettacolo da streetball e mentalità spocchiosamente offensiva, recuperi a parte), e, proprio come AI, quando non guarda troppo il ferro (raramente) è in grado di eseguire passaggi pregevoli, ma la sua essenza primaria è indubbiamente quella di scorer, non importa se con forzature o tiri piuttosto proibitivi (rispetto ad Iverson va comunque notata una maggiore affidabilità nel tiro da fuori ed un minore egocentrismo in campo, fermo restando che Iverson sarà un hall of famer mentre Jennings, almeno ad oggi, no…). Anche lui si procura molti tiri in situazione di palleggiatore nel pick n’ roll (41,2%), mentre la transizione gli fornisce il 18,1% dei tentativi. Un tratto esteticamente distintivo è la meccanica di tiro, con la spalla sinistra marcatamente in avanti sin dall’inizio del movimento.

Rubio: alto 6-4, wingspan di 6-9; per capacità di passaggio è innegabilmente su un gradino differente degli altri, considerando che, a loro differenza, molti passaggi vengono creati da situazioni in cui non attacca in prima persona, ma li piazza per pura visione di gioco e abilità. Il jumper dalla parabola piatta viene spesso eseguito in “traslazione”: Rubio resta tendenzialmente eretto, ma la spinta delle gambe non è verticale, per cui Ricky finisce con il fluttuare da un lato mentre tira, rendendo l’esecuzione decisamente impegnativa.
Il pick n’ roll palla in mano è fonte del 44,7% delle sue conclusioni, il contropiede solo del 12,4%; a differenza degli altri, questo valore è per lui inferire allo spot up, che è a quota 16,4% (mentre Teague e Wall sono sul 10% e Jennings sul 12%…); proporzione curiosa, considerando come sia il peggiore tiratore del gruppo, ma parzialmente motivata dal fatto che è anche il meno affidabile per concludere al ferro, essendo il più stoppato fra i quattro, ovvero nel 9% dei casi (Teague 7%, Jennings 5% e Wall 3%).

Il capitolo “passaggi” meriterebbe per Rubio un intero articolo; in questa sede basti notare come metta a referto tanti assist quanti tiri dal campo (8,2 di media) e che per gara vanti 70 passaggi a fronte di 69 tocchi nel front court: è l’unico nella top10 degli assistman ad avere questo vantaggio a favore dei passaggi, per quanto simbolico possa essere (considerando che i passaggi possono partire anche dal back court ed alcuni tocchi risultano ovviamente in tiro o palla persa…).

Il comun denominatore negativo dei quattro giocatori, ovvero la bassa percentuale dal campo, può essere, grazie ai dati del sito ufficiale Nba, ulteriormente dettagliata:

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A ciascuno il suo: Jennings ha la percentuale di realizzazione più bassa in penetrazione, Teague nel catch n’ shoot, mentre Rubio nei pull up (tiri dal palleggio) e nei tiri ravvicinati (entro i 3 metri e mezzo, escluse le penetrazioni). Wall riesce a non essere il peggiore del gruppo, almeno finché le shotchart non ci mostrano che è il peggiore nel pitturato (esclusa la restricted area) con il suo 19,1% (legenda: rosso significa sotto la media Nba, giallo in media, verde superiore):

 

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Tralasciando il tiro da tre, specialità a parte, i nostri assistman palesano lacune di inefficacia al tiro (peccato per Teague che sia sotto media nei tiri al ferro) che spingono a riflettere sull’autentico valore della quantità di punti segnati.

La questione centrale da “quadrare” sui quattro giovani rampanti è: conviene davvero alla loro squadra che tirino molto nonostante percentuali deleterie (Jennings), o meglio accontentarsi del minimo ardire indispensabile per tenere desta la difesa e poter passare di più (Rubio)?

Se, da un lato, è vero che, trattandosi di giovani, abituarsi a tirare con fiducia in situazioni di partita potrebbe costituire una tappa di miglioramento nella loro carriera (da non dimenticare che persino Durant, all’esordio, tirava con il 43% dal campo ed il 28% da tre e Kidd ha avuto bisogno di ben 14 anni per diventare affidabile al 38% da oltre l’arco); dall’altro lato, nelle economie di gioco delle rispettive squadre, andrebbe valutato quanto un tale “rodaggio offensivo” sia un investimento fruttuoso e percorribile.

Gli scenari sono di fatto differenti:
Rubio: in un attacco piuttosto solido, con due buoni realizzatori (Martin e Love), ed altri che attendono solo di essere innescati (Pekovic, Brewer) può risultare giocatore estremamente funzionale anche se è dedito più alla produzione di punti altrui che alla propria.
Teague: anche gli Hawks hanno un discreto potenziale offensivo, tuttavia, Jeff è l’unico del back court a saper muovere la difesa con la penetrazione, situazione irrinunciabile per un buon attacco, anche perché i vari Millsap, Horford e Korver ne possono ricavare assist preziosi; per questo, con buona pace dei numeri, Teague fa bene a prendersi le sue responsabilità, sperando almeno di tornare alle percentuali meno sconsolanti dell’annata scorsa.
Wall: i compagni Beal, Ariza e Webster stanno tirando bene da oltre l’arco, mentre Nene e Gortat garantiscono punti ad alta percentuale nei pressi del pitturato; probabilmente, se John riducesse i jumper, forse non migliorerebbe individualmente come scorer, ma potrebbe agguantare la doppia cifra anche in assist ed alzare le proprie percentuali; compromesso sulla carta più che ragionevole…
Jennings: il suo arrivo (assieme a quello del coach ex point guard Cheeks) ha alienato Monroe dal gioco offensivo, frenandone la promettente ascesa (l’Usg è diminuito quasi del 4%). I Pistons, la stagione scorsa, dovevano ringraziare Monroe per l’assist nel 18,6% dei casi (quando lui era in campo), quest’anno si è scesi al 9,7%, anche se, per vedere il bicchiere mezzo pieno, la sua percentuale dal campo è migliorata del 2%. Se a ciò aggiungiamo l’impiego stabile di Drummond in quintetto e l’arrivo di Josh Smith (che sinora ha visto peggiorare punti, percentuale dal campo ed assist rispetto all’annata scorsa), forse il ruolo di top scorer, con tanto di percentuali interlocutorie, non dovrebbe aspettare al funambolico Jennings… gli va comunque reso merito del (molto atteso) sensibile aumento di assist, ben due di media in più rispetto alla stagione scorsa in maglia Bucks.

 

 

SHOTCHART QUIZ!

Vediamo se riuscite ad indovinare di chi è questa shotchart: trattasi di un playmaker under28, ma già molto esperto anche di post season, passatore quantitativo e qualitativo, realizzatore modesto, ma, come vedrete, piuttosto assennato nella scelta:

 

Shotchart_quiz

Riuscite ad intuire? O serve qualche indizio in più? Non è facile, lo ammetto. D’altra parte non è fra i protagonisti dei recenti highlight (ma delle recenti news, invece si…). Ora, per sapere il nome del giocatore misterioso, non dovete far altro che leggere le prime lettere maiuscole che incontrate nel testo dopo l’immagine.

Si tratta forse del “prototipo” più affidabile di questa tipologia di giocatore: rispetto ai suddetti quattro, segna con percentuali migliori (13,7 punti con il 48,4% dal campo l’anno scorso) e passa di più (11,1 la stagione scorsa); in sintesi è più efficiente, attenuando i propri limiti tramite un utilizzo ridotto di ciò che non padroneggia, ma senza risultare una voragine di basse percentuali come Rubio. Ad esempio, sempre richiamando i numeri della stagione scorsa, solo 1,3 tentativi da tre in 37 minuti abbondanti, rendono relativamente nociva la bassa percentuale del 24%, così come il deludente 64,5% ai liberi non impatta molto il suo contributo, tentandone solamente 2,4 di media a gara.

P.S. Sebbene sia ancora presto, a giudicare dalla shotchart, dai 9,7 assist per 36 minuti, dalla media di 61 tocchi nel front court abbinati a 60 passaggi per gara, sembra proprio che Kendall Marshall si stia candidando ad essere il “Rubio losangelino”…

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