Rimesse da Playoff 1

August 21, 2011

[Luglio 2009] Le rimesse che valgono una partita… ovvero il massimo della pianificazione e dell’accuratezza tattica che si possa dedicare ad una singola azione, soprattutto nei playoff. Se ci si gioca una stagione in pochi secondi, il pennarello che corre sulla lavagnetta può disegnare la rotta per la vittoria o la fallimentare strada che porta all’incompiutezza, proprio quando mancava un solo passo al traguardo.

 

I playoff 2009 sono stati ricchi di rimesse fondamentali per l’esito delle singole partite, quindi delle serie e dell’intera post-season; cercheremo, per quanto possibile e con l’aiuto di apposite animazioni, di capirne i meccanismi e le strategie, restando sempre a stretto contatto con il contesto in cui sono state eseguite. Si tratterà di rimesse giocate nei finali di partita, quindi, salvo diversa indicazione, lo scenario di default è quello dell’ultimo quarto.

Dopo i commenti, troverete il link per guardarle su youtube (talvolta, c’è la sintesi, di pochi minuti, della partita e non il filmato specifico).

 

Trattandosi di rimesse decisamente importanti, sono state già analizzate e vivisezionate nel web anche da bisturi più autorevoli del sottoscritto, che qui si limita semplicemente a “dire la sua”.

È bene comunque tener presente alcune precisazioni:

 

1. Ovviamente, gli schemi animati non rappresentano quello che è stato disegnato sulla lavagna durante il time-out, ma solamente quello che è successo effettivamente in campo, quindi anche improvvisazioni, letture della difesa e relative scelte estemporanee.

 

2. L’abbinamento tra il giocatore ed il rispettivo numero nell’animazione è funzionale più alla lettura dello schema che all’indicazione del ruolo (spesso opinabile).

 

3. L’esito della rimessa, errore o canestro, non è qui rilevante poiché non pregiudica la qualità dell’ideazione; con queste brevi analisi, si cerca infatti di capire quali sono alcune buone idee alla base di una rimessa cruciale in differenti situazioni, se poi questa si conclude con un airball o una tripla, poco conta.

 

4. Chiaramente, sono schemi basati sulle caratteristiche tecnico-tattiche dei giocatori in questione; l’efficacia delle dinamiche progettate è dunque strettamente connessa a chi effettivamente esegue lo schema: se consideriamo una giocata che risulta letale con Lewis da 4, questa potrebbe finire con non avere quasi alcun senso se eseguita con Duncan al suo posto.

 

 

Prima di addentraci nelle cosiddette SLOBs, per gli amanti degli acronimi (Side Line Out of Bounds), o semplicemente “rimesse laterali”, per chi non mastica abbreviazioni spacca-dentiera, ripassiamo rapidamente “il linguaggio della lavagnetta”: il passaggio è rappresentato dalla linea tratteggiata (?????>), il movimento senza palla dalla linea intera (??>), il movimento in palleggio dalla linea a zig-zag (~~~>), un blocco dalla linea con la “punta piatta” (??) e il tiro dalla freccetta corta e “vuota” (?>); i cerchi sono gli attaccanti e i triangoli i difensori (un altro modo classico per disegnare i difensori sono delle X, ciò spiega come ma “X & O” venga usato come abbreviazione della rappresentazione schematica: X sta per i difensori, O per gli attaccanti).

 

 

 

 

 

WESTERN CONFERENCE 1ST ROUND

 

Trail Blazers vs Rockets Game 3 (1-1)

 

81-77 Houston, 20.1 secondi al termine e rimessa dal lato sinistro per Portland che ha appena dovuto far accomodare in panchina Roy, con 6 falli. Palla importante quindi per entrambe le squadre, con i Blazers che vogliono tornare ad almeno un possesso di distacco e i Rockets che non vogliono concedere punti facili, per poter poi flirtare con il cronometro o giocarsela dalla lunetta con un comodo +4.

La rimessa riesce invece a far concretizzare ben 3 punti ai Blazers, vediamo come…

 

In campo

Portland: 1-Blake , 2-Fernandez, 3- Batum, 4-Outlaw, 5- Aldridge.

Houston: 1-Brooks, 2- Lowry, 3-Battier, 4-Artest, 5-Scola.

 

 

por_vs_hou_g3

 

 

Non certo un tiro comodissimo, ma per un cecchino agonista come Rudy è roba ghiotta. Da notare come tutti e quattro gli attaccanti in campo si siano mossi per diventare più pericolosi rispetto alla posizione di partenza, quindi niente blocchi di puro sacrificio né campeggio sul lato debole “per la causa”: servivano punti e tutti hanno infatti cercato di impegnare il proprio difensore.

Dopo l’uscita verticale di Batum, utile più che altro ad allontanare Battier dall’area, Rudy sfrutta un blocco dal post alto che costringe il difensore ad inseguirlo: se questi provasse a passare “sotto” il blocco, all’interno, a Rudy basterebbero due passi verso l’esterno per aver la più comoda ricezione con conseguente tiro incontestato. Perché non è avvenuto il classico cambio di marcatura sul blocco che caratterizza spesso i finali di partita? Fernandez sarebbe stato marcato meglio in uscita , ma in post alto l’atletico Outlaw avrebbe avuto un buon mismatch contro il piccolo Lowry, con la possibilità di girarsi e tirare da una mattonella da cui non sbaglia facilmente. Tutto sommato la scelta di non cambiare è quindi molto ragionevole, anche perché ha spinto Rudy ad una tripla comunque difficile per angolazione e con il difensore addosso. Sarebbe stata ben più agevole la tripla di Outlaw, che dopo il blocco si era allargato, stranamente non seguito da Artest, rimasto inchiodato nel post, ma Blake si è fidato più di Fernandez.

Proprio Steve, dopo aver rimesso, taglia dentro seguito dal proprio uomo: se l’avesse colto di sorpresa, il dai-e-vai con Rudy sarebbe stata una buona (ulteriore) opzione, anche con eventuale scarico in angolo a Aldridge, che si è avvicinato a canestro per evitare che Scola potesse aiutare sugli altri (per la cronaca: la tripla è entrata, ma Portland ha poi perso la partita).

 

 

Video sintesi della partita

 

 

 

Trail Blazers vs Rockets Game 4 (1-2)

 

89-85 Rockets, 4.5 secondi sul cronometro, rimessa Blazers sul lato sinistro per un tiro (plausibilmente da 3) che può riaprire la partita e scongiurare un infausto 3-1 nella serie. Anche stavolta è Fernandez ad intorbidare le acque nella paint avversaria prima di uscirne per una tripla, ma la dinamica dello schema è molto differente…

 

In campo

Portland: 1-Blake , 2-Fernandez, 3- Roy, 4-Outlaw, 5- Aldridge.

Houston: 1-Brooks, 2- Lowry, 3- Artest, 4-Battier, 5-Hayes.

 

 

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L’impostazione di base è la cosiddetta “box”, giocatori disposti a quadrato, due sui post alto e due sulla linea di fondo, che si scambiano blocchi ed incrociano.

Proprio nella rimessa della gara precedente, avevamo notato il mancato cambio di marcatura (switch) sul blocco, che è spesso la prassi in un finale punto a punto e con poco tempo sul cronometro. Tale scelta, se da un lato può produrre indesiderati mismatch (se il blocco è tra giocatori molto differenti fisicamente), dall’altro garantisce una copertura continua, senza vuoti o pause, sulla palla che può valere l’incontro. Soprattutto con pochi secondi allo scadere, con un + 4 da gestire, meglio rischiare un mismatch improvvisato e con poco tempo per sfruttarlo o rischiare che un clutch-shooter non riceva adeguata custodia e riapra la partita?

Non a caso, anche stavolta il cambio non c’è e anche stavolta Rudy ne trae vantaggio: all’incrocio tra i due “sorvegliati speciali”, Roy e Rudy, sulla linea di fondo corrisponde uno scontro da “constatazione amichevole” tra i rispettivi difensori, Artest e Lowry, con Artest che, per non perdere Roy in imminente uscita in angolo, trascina via il più leggero Lowry (reo solo di trovarsi sulla sua strada) mettendolo fuori traiettoria per restare a contatto con Rudy. Lowry deve ormai passare all’esterno del blocco in post alto piazzato dai duellanti Aldridge ed Hayes. Il risultato è che il povero Lowry, già più basso di Rudy, arriva anche in netto ritardo sul tiro dell’ispanico, che centra freddamente il bersaglio (tuttavia, non sarà sufficiente per vincere la partita).

Da notare come sul lato debole Outlaw si sia allargato dopo l’incrocio sulla baseline, così da allontanare il proprio difensore (tale Battier…) impedendogli di aiutare sull’uscita di Rudy, riconvergendo poi in area solo per andare a rimbalzo offensivo. Anche stavolta Blake, mai parco d’impegno, dopo aver rimesso si catapulta a rimbalzo, sempre piantonato dal reattivissimo Brooks.

L’alternativa all’uscita alta di Fernandez era quella in angolo di Roy, altrettanto temibile: Blake aveva infatti un buon angolo di passaggio in entrambi i casi; altrimenti, uno dei due avrebbe dovuto avvicinarsi alla rimessa per ricevere un passaggio comunque rischioso o Rudy poteva cercare di sfruttare il blocco in post alto di Aldridge con un taglio a “v”.

Come nel caso precedente, McMillan ha optato, per spot destinati al tiro, a due aree perpendicolari tra loro (angolo lato forte – posizione frontale), così da allargare bene la difesa, con un unico blocco stabile in post alto (portato da un giocatore che da li può anche segnare) e un atleta sul lato debole dedito al rimbalzo offensivo. I due spot prescelti (“angolo” e “punta”) possono sembrare ovvii e quasi inevitabili, ma in seguito avremo modo di vedere come, sia la creatività dei coach Nba sia alcuni imprevisti, vadano ben oltre queste semplici geometrie e come siano possibili soluzioni differenti ma altrettanto funzionali.

 

 

Video sintesi della partita

 

 

 

 

 

 

EASTERN CONFERENCE 1st ROUND          

 

76ers vs Magic Game 1 (0-0)

 

100-98 per Phila dopo il prodigioso step-back di Iguodala; ora rimessa sul lato sinistro per i Magic con 2.2 sul cronometro ed Hedo voglioso di riscattarsi dopo aver subito in faccia il jumper di Andre, nonostante un’ottima difesa (onestamente, non esiste una difesa efficace per quel tipo di tiro). Ecco come ha deciso di innescarlo Van Gundy…

 

In campo

Philadelphia: 1- Ivey, 2- Miller, 3-Iguodala, 4-Young, 5-Ratliff.

Orlando: 1-Alston, 2-Lee, 3-Turkoglu, 4-Lewis, 5-Howard.

 

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Doppio blocco alto di Howard e Lewis per il taglio di Lee dalla punta all’angolo forte, con Lewis che a sua svolta sfrutta poi quello ravvicinato di Howard per allargarsi sul perimetro a destra (senza troppa convinzione, per dirla tutta). A questo punto Hedo ha via libera per uscire forte in punta, leggermente “a ricciolo” a sinistra,  sfruttando il blocco di Howard. La ricezione è abbastanza pulita, ma un po’ fuori controllo: c’è infatti bisogno di un palleggio per fronteggiare in equilibrio e tirare un passo fuori dalla linea.

Il tiro non entra (e i Magic perderanno la partita), ma non è qui il caso di speculare sui “se”: se questo palleggio abbia dato un ulteriore attimo di tempo al difensore per recuperare, se c’era tempo (2.2 sec) sufficiente per mandare a farfalle Iguodala con una finta ed incrociare, o tentare un canestro con fallo alla “Ginobili”, se non era meglio tentare un lob per pareggiare e giocarsi poi i supplementari in casa… solo gli dei del basket hanno queste risposte, per noi mortali è sicuramente meglio attenersi ai fatti.

Da notare, ad esempio, come all’inizio dell’azione, nella delicata fase di posizionamento pre-rimessa, l’esperto Ratliff si sia già distanziato da Howard, spudoratamente in post alto per bloccare (non certo per tirare in fade away), così da lasciare spazio agli altri 76ers per passare tra lui e Dwight; difatti, Miller trova proprio lì la scorciatoia per seguire dall’interno il taglio di Lee, coadiuvato dalla copertura esterna di un attento Ivey. Da non sottovalutare infatti l’ottimo lavoro di Royal: come evidenziato nell’animazione, prima copre il taglio di Lee dando a Miller il tempo di recuperare dopo esser passato sotto al doppio blocco in post, poi torna ad infastidire la rimessa e, appena Hedo mette palla a terra, gli piomba addosso per raddoppiare sul tiro senza far fallo. Ivey ci dimostra come il compito di chi marca il rimettitore non sia solamente quello di saltellare e sbracciarsi come un naufrago su un isola deserta alla vista di un elicottero, ma anche negare buoni angoli di passaggio e aiutare i compagni nelle coperture.

 

Video degli ultimi 2 tiri

 

 

 

 

Magic vs 76ers Game 3 (1 – 1)

 

94-92 Phila, 7.4 secondi allo scadere e rimessa dal lato sinistro per i Magic; Orlando potrebbe decidere di affidarsi ad un rapido tiro da 3 per conquistare il vantaggio, lasciando un po’ di tempo per capitalizzare l’eventuale rimbalzo offensivo; oppure potrebbe cercare un canestro da due, più sicuro, magari in penetrazione, per impattare l’incontro. In entrambi i casi, risulta fondamentale segnare, e farlo lasciando il minor tempo possibile sul cronometro per una replica 76ers.

Tuttavia, in questa situazione, quanti scommetterebbero che una rimessa laterale consenta di far ricevere un lungo nel cuore dell’area, e addirittura che questo lungo sia tale Howard, che solitamente calamita raddoppi anche alle casse del supermercato?

Forse era un’opzione persino troppo idilliaca per essere contemplata nella lavagnetta di coach Stan VG, forse la difesa di Phila è andata in tilt per problemi (o assenza) di comunicazione tra i propri difensori, di fatto, è successo questo…

 

In campo

Philadelphia: 1-Alston, 2-Lee, 3-Turkoglu, 4-Lewis, 5-Howard.

Orlando: 1- Green, 2- Miller, 3-Iguodala, 4-Young, 5-Dalembert.

 

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Stavolta Stan ha ideato una rimessa che sembra una trama da soap opera riassunta in 5 secondi… ciò nonostante, i suoi ragazzi l’hanno capita al volo e dal turbinio di blocchi è risultata (allo scadere dei 5 secondi per l’inbound pass) una buona soluzione: palla sotto per Dwight marcato da un esile 6-4. Certo, il piccolo Green ha poi fatto il miracolo, buttando a terra tutte le 240 libre di Superman, impedendogli l’affondata piega-ferro, che sembrava ormai inevitabile visto il mismatch.

Proviamo a sbrogliare il gomitolo di una rimessa che sembra “caos ben organizzato”: Lee sfrutta il blocco alto di Lewis ed esce sul lato forte per piazzarsi in angolo, ad un solo passaggio di distanza dalla rimessa, quindi inchiodando a sé Miller che non può lasciargli troppo spazio. Lewis dopo aver bloccato riceve a sua volta un blocco (attuando anche stavolta il cosiddetto “screen the screener” o “pick the picker”, cioè “blocca il bloccante”, uno dei principi base dell’attacco Flex, per intenderci); tuttavia lo sfrutta solo per pochi passi, andando dentro, dopodiché riesce rapido verso l’esterno sfruttando nuovamente il medesimo blocco (ma con diversa angolazione), scappando verso centrocampo. Questo “blocca e riblocca” manda in confusione i due difensori (del bloccante e del bloccato) che per non lasciare la tripla del vantaggio a Rashard lo inseguono entrambi ben oltre la linea da tre (lo stesso Iguodala, che disturba la rimessa, si “alza” saggiamente per negare il passaggio a Lewis). Chi resta incustodito solo-soletto nella paint?

Howard non crede ai suoi occhi: dopo aver bloccato (in movimento?) si è girato verso il canestro, con un pick n’ roll lontano dalla palla, ed ora è totalmente libero a centro area. A questo punto, con Miller inchiodato in angolo su Lee e tre difensori calamitati fuori dal taglio di Lewis, è disponibile come aiuto d’emergenza il solo Green che, sveglio come una faina con l’insonnia, compie il prodigio, negando con il fallo da lotta greco-romana la bimane a Dwight (DiLeo ringrazia i suoi santi in paradiso e Stan ha già un brutto presentimento… poi, per la cronaca, Dwight farà 2 su 2 ai liberi e sui volti dei coach le espressioni si invertiranno).

Da notare che Alston, inizialmente posizionatosi sotto il ferro, dopo una finta d’uscita frontale, si era da tempo accasato in angolo sul lato debole, pronto a riceve un eventuale ribaltamento: qualora Dwight fosse rimasto abbinato a Dalembert, avrebbe dunque avuto Rafer come via di fuga per evitare i due, rischiosi, tiri liberi. Invece… Sammy era convinto di dover effettuare un cambio di marcatura sul blocco di Dwight, Young non era d’accordo, così si sono ritrovati entrambi su Lewis, lasciando a Green il compito di fare gli straordinari su Howard.

 

[Molto probabilmente, Howard era, sì, l’ultima opzione in ordine di tempo, sul blocco-e-giro dal post alto, ma direi che è da escludere che Stan VG avesse previsto la folle uscita fuori area di Dalembert e il ritrovarsi con Dwight marcato da Green; plausibilmente, la prima opzione era proprio Lewis, che ha invece funzionato a meraviglia come “esca” per svuotare l’area in favore di Dwight]

 

 

Video sintesi della partita (purtroppo la sequenza della rimessa mostra solo la parte finale)

 

 

 

Nella prossima puntata (per quelli che sono sopravvissuti a questa) vedremo come hanno risposto i Sixers a quest’ultima giocata ed analizzeremo le rimesse-chiave dell’epica serie tra Bulls e Celtics, per poi proseguire la selezione di playoff inbounds fino alle celeberrime rimesse che hanno deciso la finale.

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