Per tre volte ha aspettato il suo momento con inatteso autocontrollo… poi, visto che non volevano proprio passargliela, se l’è andata a prendere, strappandola dalle mani del veterano O’Neal, e, con la complicità del recupero in tuffo di Sefolosha, ha eseguito il tiro del sorpasso decisivo, addolcito dalll’intima soddisfazione di girarsi dalla parte opposta di un Durant staticamente appostato sul perimetro (e su cui si erano già calamitati due difensori), salvo poi ritrovarsi a festeggiare abbracciato da un tifoso che indossava la maglia di… Durant.
Ripercorriamo le ultime sequenze decisive, in cui Russell s’è giostrato off the ball, prima di risolvere la gara con la sua congenita irruenza:
Da notare un atteggiamento insolitamente maturo di Westbrook: molto attento nei momenti topici nel giocare bene senza palla, nel cercare di liberare la propria linea di ricezione, sgusciando in back-door e chiamando il passaggio.
Nell’ultima azione, ad esempio, appena il suo uomo va a chiudere su Ibaka, Westbrook si fa vedere subito sul lato libero per la ricezione, ma quando viene scoccato il jumper, Russell cambia fulmineamente direzione e decolla per il rimbalzo offensivo; giocata di puro encomiabile agonismo, che non molte altre guardie avrebbero eseguito, tantomeno con successo.
P.S. Il calcetto istintivamente scorretto di Barnes, farebbe pensare ad un “ball don’t lie” che rende più “etica”, quasi un’ordalia, la tripla vincente eseguita (facendo “passi”, ma inutile polemizzare) da un tiratore piuttosto modesto, che in carriera non ha mai scollinato il 33% da oltre l’arco (32% la stagione scorsa, 30% quest’anno).