A 22 anni è stato convocato all’All Star Game disputando un’annata, quella passata, che lo ha definitivamente portato sotto i riflettori e lo ha consacrato nell’elite delle point guards.
Quest’anno milita nei neo-battezzati Pelicans, orfani del play titolare Vasquez, ma rinforzati dall’arrivo del talentuoso Tyreke Evans. A prima vista, il nucleo della squadra è giovane, molto futuribile e fulgido soprattutto offensivamente: Holiday, Gordon, Evans, Aminu, Anderson e Davis, sono tutti entro i 25 anni ed anche il giovane coach Williams lascia ben sperare.
L’ago della bilancia, soprattutto a breve termine, potrebbe essere la capacità di consolidare la difesa: se Aminu e Davis non lasciano perplessità (nemmeno Gordon se è motivato ed in forma), Evans ed Anderson sono indubbiamente chiamati ad una maggiore dedizione.
Jrue, dal canto suo, è un difensore volitivo, insidioso, ma talvolta troppo avido di palla e perciò fuori equilibrio, con il risultato di poter rubare la sfera (1,6 recuperi l’anno scorso), ma anche di costringere spesso la difesa a coprire sul suo uomo, quando il tentato scippo va a vuoto. Va riconosciuto come sia comunque un ottimo rimbalzista (la stagione passata, 4,1 di media di cui ben 1,1 in attacco), soprattutto considerata l’altezza ridotta (6-3).
In attacco riesce inoltre a farsi ampiamente perdonare: giocatore sobrio, poche forzature, penetratore sgusciante dall’ottimo ball handling (ma mai spocchioso), affidabile nelle conclusioni al ferro e da oltre l’arco: soltanto il 43% delle triple sono state su assist (solo Paul è risultato più “autonomo”), il che valorizza ulteriormente il buon 36,8% in maglia Hornets.
Varcato l’arco, non disdegna il mid-range jumper, anche se, al momento, ancora piuttosto inaffidabile (come percentuale, è risultato nettamente sotto la media dei colleghi del ruolo). Come vediamo da questa tabella (la shotchart completa è inserita nel video che seguirà) ha presento l’anno scorso una distribuzione di tiro molto omogenea, considerando i quattro raggi di distanza principali all’interno dell’arco, ma anche percentuali non lusinghiere:
Giocare con altri attaccanti di talento, dovrebbe in questa stagione portare ad un miglioramento delle percentuali, anche se comporterà un bottino di punti sicuramente inferiore ai 17,7 dell’annata scorsa, così come diminuiranno plausibilmente gli isolamenti (18,7% dei suoi attacchi agli Hornets) in cui è nondimeno un cliente decisamente ostile per i difensori.
Il livello offensivo dei compagni dovrebbe anche agevolare il numero delle assistenze, anche se, ad onor del vero, non bisogna lasciarsi ingannare dai numeri dell’annata passata: trattando molto la palla (Usg% di 26,6%) e giocando molti minuti (37,5 di media), ha ottenuto la quarta piazza per assist a partita con 8, ma è risultato nono per Ast% (percentuale di canestri altrui assistiti quando è in campo).
Gli assist sono stati spesso frutto di lettura della difesa su iniziative personali (destinate a calare ai Pelicans) e, come vedremo, è bravo nel penetrare e scaricare, anche se spesso si cimenta troppo nei jump pass, notoriamente rischiosi.
Jrue è parso un passatore a volte deconcentrato se deve distribuire in situazione statica (suona paradossale, ma l’impressione è stata questa) e gli assist risultano diligenti, ma non particolarmente “talentuosi”. Soprattutto il deludente rapporto assist/perse di 2,1 deve essere decisamente ritoccato se vuole guidare la sua squadra oltre la soglia della regular season (e, soprattutto, non far rimpiangere Vasquez).
Ora passiamo a dargli un’occhiata in campo:
P.S. Una curiosità: nella stagione scorsa, fuori casa il suo Offensive Rating è sceso di 9 punti e la percentuale al tiro dal campo di più del 5%… acquisendo maggiore esperienza, questo è uno degli aspetti (come il rapporto Ast/To e il mid-range) che vedremo sicuramente migliorare nel corso della sua promettente carriera.