Nelle giocate “pesanti” dell’ultimo minuto è quasi un classico per la difesa, roster permettendo, cambiare marcatura sui blocchi, in modo da avere copertura costante sulla palla; l’attacco, conscio di ciò, può prevedere gli eventuali mismatch che derivano dai cambi (“switch”) e sfruttarli a suo favore. Eppure, capita talvolta che i blocchi, anziché favorire gli attaccanti, finiscano con l’agevolare la difesa…

 

 

 

BOS@CHA (11-2-13)

 

Charlotte è sul + 3 ad una dozzina di secondi dal termine, palla in mano ai Celtics che opteranno intuibilmente per la tripla della parità:

 

 

Un primo blocco per Pierce (6-6) lo aveva consegnato alle velleitarie premure di Walker (6-1), ma l’ulteriore blocco di Garnett chiama in causa Biyombo: fra lui ed il capitano biancoverde non pesa tanto la differenza d’altezza, quanto quella di esplosività e verticalità (Bismack, con la sua wingspam di 7-6, “vale” 2,4 stoppate per 36 minuti…). Così, dopo la finta da veterano che manda per aria Byombo, Pierce cerca separazione spostandosi in palleggio, ma la reattività del congolese gli consente di disturbare comunque il tiro. Si è così passati da un mismatch favorevole ad una tripla di Pierce (vs. Walker) ad uno sfavorevole (vs. Byombo).

 

 

 

 

OKC@DEN (1-3-13)

 

Circa 10 secondi al termine, punteggio in parità e palla in mano al play dei Nuggets:

 

 

Lo giocata sembra finalizzata ad isolare masochisticamente Lawson su Sefolosha (notoriamente difensore temibile anche sugli esterni), trascurando il mismatch realmente auspicabile per Denver, quello di Gallinari vs Westbrook.

Il piccolo Ty (5-11) deve aver letto un oroscopo molto propizio, per cui tira gagliardo in faccia a Tabo (6-5), persino da una “mattonella” da cui non è esattamente “automatico”, riuscendo nondimeno a realizzare il canestro del knock out. per Okc. Quando si dice “tentare la sorte”…

 

 

 

DAL@SAS (14-3-13)

 

Mancano 5.6 secondi sul cronometro ed i Mavs hanno la rimessa per ribaltare il -1:

 

 

Dopo l’inbound, il cambio sul blocco abbina Carter (6-6) a Splitter (6-11); i pochi secondi residui consiglierebbero di provare a battere il lungo in velocità, magari cercando un fallo; Vince preferisce invece il tiro da oltre l’arco, lasciando un’esigua manciata di decimi per l’eventuale rimbalzo offensivo (anche se sui tiri da lontano, il rimbalzo solitamente è lungo ed in questo caso il tempo è tiranno…).

[P.S. Se avete avuto l’impressione che Diaw abbia cercato di chiamare un interlocutorio time-out a tempo scaduto, non siete i soli…]

 

 

 

LAC@SAS (29-3-13)

 

Rimessa Spurs sul -1 a 7 secondi netti dal gong finale:

 

 

Plauso alla difesa Clippers sia per aver messo preventivamente Barnes su Parker (“sorvegliato speciale” per l’ultimo tiro), ma soprattutto per non aver cambiato marcatura sui movimenti iniziali, evitando di finire con Griffin vs Green in punta e Paul vs Diaw in post, due mismatch che avrebbero arriso agli Spurs. Tuttavia, per la serie “good defense, better offense”, il sincronismo di passaggio/ricezione/blocco Spurs è un capolavoro, così come la sagacia di Duncan (6-11) nel fintare, nonostante non ne avesse bisogno dato il mismatch con Willie Green (6-4), per cercare anche il fallo. Doveroso dare il giusto merito all’esecuzione di Leonard che prima finta il taglio al ferro e poi blocca impeccabilmente Jordan, spingendo così il suo uomo, Green, a tentare la chiusura sul mortifero jumper di Duncan.

Su coach Pop invece non c’è molto da dichiarare, rispetto a quanto è ormai arcinoto da anni: in una lega che idolatra il pick n’ roll e gli isolamenti anche per l’ultimo tiro, lui fa uscire il lungo da un blocco (dal velato sapore Flex), dopo una trama pressappoco così:

 

 

 

 

MEM@SAC (7-4-13)

 

Con 5,4 secondi da giocare, i Kings rimettono per recuperare dal -2:

 

 

Il blocco di Cousins ha lo scopo di aiutare Thornton a guadagnare una “finestra” per il tiro sul longilineo Prince, ma purtroppo per le speranze Kings, il tentativo finisce solo con il consegnare a Marcus (6-4) il lungo Marc (7-1) con poco più d’un paio di secondi per scoccare il tiro, non certo sufficienti a seminare l’ispanico in velocità: arriva puntuale la maestosa stoppata di Gasol che sigilla la vittoria Grizzlies.

 

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