Da sesti uomini a go-to-guy, da terza o quarta opzione offensiva alla parte alta della classifica marcatori; a volte basta andare nella squadra giusta al momento giusto… in un Nba in cui si dibatte sui super team, sulle conseguenze di All Stars che si ammiccano e si riuniscono, Harden e Mayo ci ricordano che a volte può capitare il percorso inverso: dopo aver lasciato un team (magari non per scelta ma per movimento di mercato) un giocatore si rivela, retrospettivamente, un big three o big four, dimostrando il suo valore assoluto in un contesto meno competitivo.
Così Harden è passato da una finale Nba, con una squadra imponentemente futuribile, ad un’annata da All Nba Team, ma in un gruppo che può ambire solo al primo turno di post season.
Mayo ha approfittato egregiamente dell’assenza di Nowitzki per prendersi qualche responsabilità in più del previsto, anche se, con il ritorno del tedesco, il diminuire dei palloni giocabili per O.J. è comunque accompagnato da un aumento di ambizioni in ottica qualificazione playoffs.
La differenza lampante sul piano del rendimento individuale, è che Harden sta avendo un impatto più quantitativo, mentre Mayo più qualitativo: se James sta mostrando un calo d’efficienza a causa del drastico aumento di responsabilità (che “gonfia” comunque i numeri, career high per minuti, ma percentuali al tiro in linea con le medie-carriera); O.J., con un maggiore impiego in attacco, sta risultando molto più concreto che nella sua ex squadra, al punto da insinuare il dubbio che si tratti di uno di quei tiratori che necessitano di molti tentativi per ottenere buone percentuali (per lui career high in percentuali dal campo e da tre).
Da notare come, sebbene entrambi abbiano guadagnato circa 7/8 minuti in più rispetto alla stagione scorsa, l’Usg% (% di possessi finalizzati con tiro o palla persa rispetto a quelli di squadra, nei minuti trascorsi in campo) di Mayo è pressoché identico all’anno scorso, invece quello di Harden è aumentato del 7,4% ed infatti i tentativi a partita, spalmati su 36 minuti, per Mayo sono perfettamente omogenei con le annate scorse, mentre per Harden fanno registrare un marcato aumento.
I punti di somiglianza fra i due sono principalmente:
– habitat veloce (Houston e Dallas sono le prima e la quarta squadra per possessi giocati) in cui i nostri protagonisti sguazzano a meraviglia: entrambi attaccano in transizione circa nel 20% dei casi ed il 48% dei loro tiri avviene nei primi dieci secondi dell’azione;
– impeccabilità ai tiri liberi (circa 85%);
– capacità tecnico-tattica di poter fare le veci del playmaker (buon ball handling per entrambi, inoltre rapporto assist/passaggio-sbagliato di circa 3, mentre quello assist/perse è circa di 1,3 per entrambi).
– buona difesa individuale, anche se Harden, rispetto alla stagione scorsa, deve impiegare più risorse in attacco per cui, da bravo scorer, farà fatica ad essere costantemente un mastino nella propria metà campo, diventando forse un difensore più discontinuo e “da grande occasione” (alla Kobe per intenderci…)
Per il resto, saltano agli occhi soprattutto le differenze in attacco, specialmente per la percentuale, non tanto dal campo (James 44% contro O.J. 46%), quanto da oltre l’arco: Harden 36% su 5,2 tentativi a partita, mentre per Mayo un ragguardevole 43% nonostante i 5,3 tentativi.
[Una curiosità numerica: Harden tira con il 33% da tre in casa, mentre in trasferta la cifra lievita sino al 40%; anomalia statistica di inizio stagione o James deve ancora fraternizzare con il nuovo campo “domestico”?]
Anche lo stile offensivo presenta notevoli divergenze, con Harden più giocatore da pick n’ roll di Mayo (30% dei tiri in quella situazione per James contro 20% di O.J.) e con Mayo che predilige di più i piazzati (20% dei casi contro 8% per Harden), le uscite dai blocchi (9% delle soluzioni contro 3%) e le “palle consegnate” (6,5% a 3%).
La distanza stilistica si riverbera anche nell’ambito “topografico”: per Mayo, il 35% delle conclusioni provengono dal mid-range (fuori dalla paint ma dentro l’arco), mentre per Harden costituiscono il 19%; dati che vengono quasi invertiti se si passa ai tiri direttamente al ferro: Harden 41%, mentre Mayo solo 19%. Anche lo scarto nelle triple d’angolo (Mayo 7% dei tiri totali, Harden solo 2%) dimostra come Mayo sia più “tiratore di sistema” e meno slasher del bidimensionale Harden, la cui shotchart non lascia adito a dubbi: o tripla o assalto al ferro (ben più “graduale” quella di Mayo).
La discriminante principale è forse proprio la capacità di Harden di aggredire sino al canestro, il che comporta anche “viaggi bonus” in lunetta: James è infatti primo fra le guardie per rapporto fra “And1” (canestro con fallo) e tiri dal campo: 5,5% (Mayo si ferma a quota 1,9%), ed è anche primo per rapporto tiri liberi/tiri dal campo 55% (Mayo 26%). Al capitolo tiri liberi, per essere onesti, va riconosciuto come James sia degnissimo erede di Ginobili per la subdola maestria nel procurarsi fischi arbitrali che, sebbene possa risultare attitudine esteticamente fastidiosa per la sua dimensione quasi teatrale, è un’arte che deve essere padroneggiata da ogni buono slasher di razza.
Il contesto di squadra è un’altra delle chiavi di lettura che delineano la scarto di rendimento dei due, soprattutto per il peggioramento delle percentuali di Harden: James è infatti l’unico Rockets con almeno 24 minuti di media ad avere un Usg% superiore al 20% (29%, il secondo è inabissato a quota 19,8%), mentre ai Mavs, escluso Nowitzki, sono tre (ed OJ è secondo d’un soffio con 24,1% dietro a Kaman, 25,7%); ovvero: l’attacco di Houston gravita molto su Harden, mentre Mayo può selezionare meglio i tiri, essendo circondato da molti colleghi con buon “peso” offensivo.
Non a caso, Harden viene assistito solo nel 24% dei canestri da due e nel 50% di quelli da tre, mentre Mayo nel 32% da due e nel 83% da tre, a dimostrazione di come la squadra lavori con lui, oltre che contare su di lui.
Ciò emerge anche dai dati degli isolamenti: costituiscono il 24% delle conclusioni per Harden, mentre solo il 13% per Mayo, che tuttavia, risulta il migliore dell’Nba per punti/possesso in suddetta situazione: 1,13 contro lo 0,73 di Harden (57esimo). Pare non ci sia uscita dal costante binomio “qualità vs quantità”, ma attenzione: ciò non implica che Mayo sia meno importante per i Mavs di quanto Harden lo sia per i Rockets: nelle vittorie di Houston, Harden segna con il 49% dal campo, mentre nelle sconfitte scende al 38%; Mayo, dal canto suo, fa registrare un 56% nelle vinte ed un eloquente 39% nelle perse.
Dopo tanti numeri, è il caso di sgranchirci un po’ gli occhi passando al campo, alla partita dell’8 Dicembre in cui i due si sono affrontati (nonostante vada segnalata una leggera distorsione alla caviglia destra per Harden, guarda caso in un tentativo di prendere contatto con il difensore e ottenere il fischio, puntualmente concesso…).
Diamo un’occhiata prima ad Harden:
Ora tocca a Mayo:
A questo punto, se il vostro animo “old school” è avido di agonismo da duello 1vs1, ecco qualche spezzone per placare la vostra curiosità: