Nelle situazioni d’emergenza, il “problem solving” va spesso a braccetto con l’“arte di arrangiarsi”; se poi, il risultato è anche un piacere per gli occhi ed un buon esempio per uno di sport di squadra, vale la pena approfondirne le dinamiche.
Recentemente, si parla dell’attacco degli Spurs, oltre che per il sagace uso delle triple dall’angolo (eh, Bowen docet…), anche come di un attacco esemplare e le cifre sembrano dare conferma: nonostante l’infortunio a Ginobili (solo 5 partite giocate, prima del recente rientro), nonostante un Duncan impiegato con molta parsimonia, nonostante una squadra giovane e non straripante per talento, coach Popovich manda in scena il settimo attacco per assist/possesso ed al contempo il secondo per minor percentuale di palle perse (settimo per efficienza offensiva e per percentuale da tre ed ottavo per percentuale dal campo), il tutto con circa 6 persone oltre la doppia cifra.
Il go-to-guy è inevitabilmente il guizzante Parker, recentemente autore di gare da 42 e 37 punti. Nella lega, è il playmaker che tenta più tiri nella fascia fra uno e tre metri dal ferro, nella fascia fra tre e quattro metri e mezzo dal ferro e in quella da quattro a sette metri; tuttavia, è solo decimo per tentativi direttamente al ferro. Morale della favola: è la pointguard che ricorre di più al mid-range game e, a giudicare dal complessivo 45,5% dal campo, non difetta di affidabilità rispetto ai colleghi, soprattutto se si considera che è il suo career low per percentuale dal campo, dovuto non da una perdita del tocco o della capacità discrezionale, ma dalla necessità di sopperire all’assenza dello scorer argentino ed a un Duncan al minimo storico di permanenza in campo (neanche 28 minuti). Pur avendo tirato di più solo nel 2008-2009, Tony è al career high in assist, 7,7 a fronte di sole 2,5 perse, a dimostrazione di come attualmente sia l’uomo chiave in casa Spurs.
Uomo chiave, ma non “dittatore”, poiché la squadra degli Speroni, in attacco, si fa apprezzare per il coinvolgimento del collettivo ed inoltre per lo stile di gioco piacevolmente eterogeneo come tipologia di conclusione; confrontiamo San Antonio con altre squadre “corali”, con almeno sei giocatori oltre i 9 punti di media escludendo gli infortunati (come nei casi di Toronto, Minnesota e Memphis).
Hornets (privi di Gordon), Blazers e Spurs sono le uniche squadre ad avere almeno il 5% di tentativi per ogni tipo di soluzione, escluse le palle consegnate (Hand Off) in cui nessuno raggiunge il 5%, con gli Spurs comunque terzi dopo i Sixers e i Pistons (da notare: Phila tira più su palla consegnata, 3,9%, che in uscita dai blocchi, solo 2,9%…).
Se si considera l’assenza prolungata di Ginobili (prezioso anche come passatore, oltre che finalizzatore), la presenza di un play offensivo come Parker (passatore ordinato, ma non esattamente un Paul o un Nash come “innesco” dei compagni) e la gioventù del roster (esclusi Tim, Tony e Jefferson, gli altri cinque più impiegati sono sotto i 3 anni d’esperienza), riuscire a risultare un attacco efficiente, con responsabilità e tipologia di soluzioni ben distribuite, deve essere indubbiamente motivo d’orgoglio per i ragazzi di Popovich, oltre che una conferma di come il coach sappia far rendere bene il materiale umano a disposizione.
Proviamo a scendere più nel dettaglio dando una sbirciata ad una partita, giocata senza Manu, contro i Nuggets, 15esimi per Defensive Rating, squadra quindi nella media come difesa.
Nel complesso gli aspetti salienti dell’offensiva Spurs sono risultati questi:
– Parker, dopo aver “scollinato”, si libera subito della palla, taglia, blocca e riceve blocchi; se invece tiene palla e riceve subito un blocco, è in agguato una conclusione rapida;
– molti passaggi e buona circolazione della palla, Tony sembra l’unico con la “licenza di palleggio” (almeno finché Manu resta in infermeria…) di cui non abusa quasi mai;
– Duncan viene coinvolto molto come passatore sia dai post, sia dalla punta;
– linea di fondo trafficata e utilizzata in modo dinamico e, nel complesso, buone spaziature;
– in caso di 1 vs 1 del lungo su un lato, c’è sempre un taglio al ferro dall’altro lato, per tentare di sorprendere la difesa;
– Blair “sguinzagliato” in post basso per conclusioni rapide;
– letture attente di back-door e mismatches;
– niente “mania da pick n’ roll“;
– notevole varietà di soluzioni riscontrate in un’unica partita.
GIOCATE RAPIDE
Il solo Parker è garanzia di contropiedi rapidi e ben eseguiti, essendo poi affiancato da giocatori giovani ed atletici (Green, Leonard, Neal), le conclusioni rapide costituiscono per gli Spurs un carta da giocare più spesso che nel recente passato.
Qualora non ci sia una buona soluzione in fast break, solitamente si cerca di bloccare per Parker che, palla in mano, legge la situazione ed ha molteplici opzioni. Diamo un’occhiata:
LOW POST ISO E SET 4-OUT 1-IN
Nella partita in esame, gli Spurs hanno mostrato una certa tendenza a giocare talvolta con 4 giocatori sul perimetro ed un lungo interno, dedito a blocchi ed attacchi dal post, mentre gli altri tagliano e si “rimpiazzano”. Da notare come, sia nel set “4 out -1 in“, sia in caso di isolamento in post basso, una volta servito il lungo, questi abbia sempre l’opzione della palla consegnata o del dai-e-vai per il passatore, che gli taglia vicino, e poi un ulteriore taglio dal lato debole verso il ferro; se queste due soluzioni non vanno in porto, rimane l’1 vs 1 o lo scarico sul perimetro.
CROSS SCREEN
Uno schema che si è dimostrato piuttosto versatile come soluzioni, ha la seguente trama di base (a seconda della difesa l’attacco ha poi molteplici contro-mosse):
Ed ecco le varie “interpretazioni”:
P.S. In attesa della seconda parte, per ulteriori sbirciate al playbook degli Spurs, ecco un buon blog.