Superman returns?

August 22, 2011

[Aprile 2010] Se l’affidabilità di una squadra viene messa in luce maggiormente quando un suo giocatore chiave si esprime sotto le aspettative, allora Orlando, contro i Bobcats, ha dato una autoritaria prova di forza.

Il giocatore in questione, l’avrete intuito, è tale Dwight Howard, fresco “difensore dell’anno” e noto spauracchio dei pitturati Nba. Intendiamoci, non si può dire fino in fondo che Dwight abbia “deluso”; è più oggettivo affermare che ha giocato poco e non ha fatto prestazioni epiche.

 

Esattamente per questo viene da chiedersi: se un James o un Wade avessero un tale calo di prestazioni, che ne sarebbe delle rispettive squadre? La risposta è la cartina al tornasole dell’affidabilità di un gruppo nel suo complesso, nella sua “chimica”.

Indubbiamente Dwight (e, per certi aspetti, Bryant) hanno una squadra abbastanza solida da poter ammortizzare eventuali “serate no” del loro leader ed è proprio questo a renderle sempre temibili.

L’apice della coralità è forse raggiunto da Boston in cui, come si suol dire, “tutti sono importanti ma nessuno è indispensabile” (tranne, forse, Pierce): ogni celtico ha un suo modo di contribuire alla causa e, soprattutto, nessuno è sovraccaricato di troppe responsabilità.

 

Ma torniamo a Orlando. Al primo turno, Howard è sembrato un centro quasi “normale”: presenza più che rassicurante in difesa, non certo un Olajuwon in attacco, ma comunque atletico e propositivo, tendenza a fare qualche fallo di troppo e “mattonaro” ai liberi.

Niente di “superumano”.

 

 

FACCIAMO DUE CONTI…

 

Già, falli e tiri liberi. Nelle quattro partite i centri in rotazione su Dwight si sono così comportati (medie a partita): Chandler 4 falli in 15 minuti, Ratliff 3,75 falli in neanche 12 minuti, Mohammed 3,25 falli in 12 minuti; forse non tutti falli su Howard, ma, di fatto, in 26 minuti e mezzo in campo, Dwight ha battuto 8,75 liberi a partita…

E questo ha pesato indubbiamente sul suo impatto: 9,8 punti di media con il 48% dal campo e il 37% ai liberi significa un apporto offensivo alquanto rivedibile. Soprattutto considerando gli errori in rapporto al suo coinvolgimento: Howard è risultato secondo per numero di possessi giocati (rispetto ai minuti in campo) ma il suo rapporto punti-per-possesso lo vede migliore solo del compagno Jason Willliams (playmaker, con 47 minuti in tutta la serie…).

 

Bisogna nondimeno riconoscere che la difesa era ben preparata (by Larry Brown) e che non tutte le squadre avranno tre centri da alternare su di lui, senza poi compromettere il proprio attacco (forse solo i Cavs, con il loro roster saturo di qualunque possibilità concepibile…)

Va inoltre ricordato che l’“offensività” di Dwight è fatta molto di intangibles: calamitare raddoppi, ipnotizzare  gli occhi dei difensori vicini aprendo spazio per i compagni sul perimetro (è decisamente migliorato come passatore), far raggiungere subito il bonus alla difesa avversaria, evitare che i centri chiudano serenamente le penetrazioni di Nelson o Carter… a conti fatti, tutto questo non è poco.

 

Se in attacco ha avuto problemi, in difesa siamo invece a livelli da supereroe dei fumetti: 22,6% dei rimbalzi presi su quelli disponibili e 16,9% dei tiri avversari stoppati, cifre immonde (seppur basate su sole 4 partite) degne del DPY.

 

Tuttavia, l’altro versante del discorso falli vede Dwight uscire in 2 partite su 4 e nelle altre si è fermato “solo” a 5; ciò spiega eloquentemente il minutaggio ridotto, non è infatti mai stato in campo per più di 28 minuti.

Ciò che si spiega meno intuitivamente sono i falli in attacco, troppo spesso abbastanza “ingenui” e soprattutto un tale quantitativo di infrazioni considerando che aveva come diretto avversario Mohammed (o chi per lui) più il compito di chiudere sulle penetrazioni di Felton o Wallace.

E se avesse/avrà invece il compito di difendere su Shaq e chiudere su James? O difendere su Garnett e chiudere su Pierce?

Senza contare il differenziale complessivo tra il potenziale, di squadra, dell’attacco dei Bobcats e quello delle autentiche contendenti al titolo…

 

L’impressione è che, prima di far impennare le cifre e il minutaggio, Dwight debba far crescere la propria capacità di gestirsi, di maturare in scaltrezza difensiva ed autocontrollo.

Non è facile, soprattutto se si subiscono falli a ripetizione… ma se ci riuscisse, i Magic potrebbero anche fare più strada dello scorso anno…

 

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