[Febbraio 2010] Chris Paul aveva già saltato otto gare quest’anno, ma l’ulteriore infortunio al ginocchio, accaduto nella 46esima partita, richiederà almeno un mese di stop, forse anche più. Duro colpo per gli Hornets e, passando dalla squadra al singolo, duro colpo anche per la stagione di Paul.
La sua annata da Mvp rischia di essere drasticamente sminuita dagli infortuni, dalle gare saltate, dalla discontinuità con cui “frequenta” la stampa, la tv e il web (insomma, i posti dove lavorano gli “sportswriters and broadcasters” che voteranno per l’Mvp…).
Con Wade che, seppur neo-Mvp all’All Star Game, non sta riuscendo a ripetersi sui livelli della prodigiosa stagione scorsa, sembra che i soliti due, mister 23 & mister 24, siano già anzitempo i finalisti per l’ambito Maurice Podoloff Trophy.
Senza indugiare troppo con i “se”, va comunque riconosciuto che, anche senza gli infortuni, Paul era tutt’altro che favorito, fra gli addetti ai lavori, per il titolo di Mvp; eppure il giovane Chris avrebbe sicuramente meritato di essere tra i contendenti.
Giocando con l’acronimo M.V.P., sondiamo alcune prospettive da valutare, prima di lasciarci convincere che i giochi sarebbero stati ristretti solamente al perenne duello Kobe vs LeBron.
Mai Visto Prima
Domanda n.1: chi ha mai avuto almeno 11 assist, 4 rimbalzi, 2 recuperi e non più di 3 perse a partita di media? Nessuno. Tranne Paul. In ciascuno degli ultimi tre anni…
Domanda n.2: chi ha segnato almeno 20 punti, con almeno il 50% dal campo, il 40% da tre, l’85% ai liberi, consegnando anche almeno 11 assist? Solo Paul quest’anno (esatto, neanche il prode Nash è mai arrivato a tanto).
Domanda n.3: chi ha mai avuto un Ast% superiore a 48%, ma un To% inferiore a 13%? Si, solo lui (quest’anno e nel 2007-2008).
Inoltre, per i fanatici dei numeri, spadroneggia nel rapporto assist/palle perse con un inquietante 4,4, ha una shotchart da far invidia a molte guardie, è persino uno dei migliori play per sfondamenti incassati, per “And1” (fallo e canestro), uno dei meno stoppati e (dopo Nash) il più autonomo nel procurarsi punti (cioè nel non segnare su assist altrui).
Sebbene il premio di Mvp non si decida, per fortuna, in base ai risultati di calcoli basati sulle statistiche, va anche tenuto presente che tutti gli Mvp non hanno mai avuto numeri “qualsiasi”, e ciò che ci raccontano le cifre di Paul non è certo qualcosa di “ordinario”.
In sintesi, i numeri dicono che Paul segna a meraviglia sbagliando veramente poco, dispensa assist senza perdere palloni, e recupera circa tanti palloni quanti ne perde (dato clamoroso per il miglior passatore della lega). Quello che non dicono e che tiene inoltre saldamente in mano le redini tattiche ed agonistiche degli Hornets per ciascuno dei 39 minuti che passa(va) in campo.
“Mica Vorremo Perdere?”
Indubbiamente, il valore a cui allude la “v” di Mvp è anche, se non soprattutto, quello di sostenere sulle spalle la propria squadra, di essere insostituibile, di avere un impatto in termini di affidabilità e di risultati; in sintesi, far in modo che la propria squadra perda il meno possibile.
Chris, quest’anno, ha già dimostrato di saper vincere una partita con un recupero e successivo canestro, con un dai e vai dalla rimessa, con un jumper dalla media, o calamitando con la sua semplice presenza due difensori su di sé (sintomo di quanto incuta timore agli avversari) creando così spazio al Posey della situazione.
Fermo restando che, essendo comunque un tessitore di gioco oltre che un realizzatore, non è scontato che sia a lui dover concludere l’ultima azione (a differenza di un Kobe o di un LeBron…).
L’apporto di Chris è palesemente imprescindibile per gli Hornets: il giovane Collison sta facendo molto bene in sua assenza, anche proprio perché l’impostazione offensiva della squadra è tutta nelle mani del play; forse un po’ meno di quanto accadesse con coach Scott, ma più che in altre squadre, a New Orleans è fondamentale che il play sappia dettare i ritmi, gestire le situazioni, segnare e far segnare.
Ghiotta occasione di crescita e responsabilizzazione per il rookie Collison; grosso rischio in termini di risultati per gli Hornets.
Marketing, Vittorie, Pupazzi
Nell’ultimo biennio i due Mvp, fenomeni mediatico-economici interplanetari Kobe & Labron (godibilissima la serie di sketch con i loro MVPuppets), hanno decisamente scavato un solco tra loro e il resto (un po’ come accadde con Magic e Bird), anche se nel “resto” ci finiscono All Stars del calibro di Wade, Howard e, appunto, Paul.
Chris, dal canto suo, non è un fenomeno metacestistico di tale livello: ha una sua linea di scarpe, targate Jordan, ma oggigiorno non è più un blasone di cui vantarsi (magari tra un po’ troveremo anche le “Scalabrine Red Power Evo”); è testimonial nella campagna “Body by milk” in favore del consumo del latte, ma LeBron ha da poco firmato un contratto con McDonald’s e Kobe è sulla copertina di Nba 2k10 (senza offesa per l’importanza del latte, però “è un altro paio di maniche”…).
Inoltre, difficilmente vedremo a breve in tv le vicende di un pupazzo di Paul (al massimo la sua reclame sul deodorante Right Guard) e, ultima nota, Chris è stato stimato “solo” alla settima posizione per vendita di magliette; provate ad indovinare i primi due… ok, tutto questo non è “basket da parquet”, ma, parafrasando Einstein, si potrebbe malignare insinuando che “Stern non gioca a dadi…” (chiedo perdono per il riferimento “paracestistico”, torno subito a parlare del “basket senza il simbolo di dollaro”).
Recentemente, per l’All Star Game, Paul non è stato votato abbastanza dai tifosi per essere nel quintetto titolare (ha ricevuto circa un milione di voti, sopraffatto da Kobe, 2,4 milioni, e Nash con 1,2 milioni); è stato poi inserito nelle riserve selezionate dagli allenatori, ottenendo 3 voti: pochi, se si pensa che Stoudemire ne ha ricevuti 5 e Nowitzki 9; molti, se si considera invece che anche Anthony ne ha ricevuti 3 e Durant solo 1… poco importa comunque, per giocare una “gara delle stelle” dovrà aspettare ormai il prossimo anno.
Va inoltre considerato che gli ultimi dieci trofei di Mvp sono stati assegnati a giocatori con almeno 54 vittorie nel palmares di squadra (Iverson nel 2000-2001) e non è scontato che gli Hornets sarebbero arrivati a tale traguardo, anche con Paul in campo. Notoriamente, il basket non è uno sport di singoli come il tennis, per cui è sicuramente da valutare anche quanto un giocatore migliora il bilancio del proprio team, ma l’Mvp è comunque un premio individuale, per cui, se è vero che non è riconducibile solo alle statistiche personali, tanto meno dovrebbe essere vincolato alla percentuale di vittoria della rispettiva squadra.
Comunque, anche la casistica del ruolo non aiuterebbe il “piccolo Chris”: solo Nash (doppietta) e Cousy (annata ’57) sono riusciti a fregiarsi dell’Mvp abitando un corpo da playmaker (suvvia, Magic non l’aveva…), lasciando quindi supporre che si sia trattato di eccezioni rispetto alla regola che predilige i realizzatori (perlopiù guardie, magari zippate come Iverson) o gli uomini d’area (centri e affini).
Molti Validi Pretendenti?
Chris vanterebbe nondimeno ottime credenziali: l’anno scorso fu quinto nella corsa all’Mvp, sesto in quella di difensore dell’anno(!), fu inserito nel secondo quintetto ideale (nel primo non c’erano playmaker) e nel primo quintetto difensivo, vincendo inoltre la classifica degli assist più quella dei recuperi.
Quest’anno è “solamente” secondo nei recuperi, guida d’un soffio la classifica degli assist ed è secondo nell’Ast% (dietro a Nash). Comunque, dato l’infortunio e la conseguente assenza prolungata, è spiacevolmente costretto a lasciare la corsa per l’Mvp agli altri contendenti.
Già, e gli altri? Wade, come ricordato, è un po’ calato rispetto alla maestosa annata scorsa; Anthony è anche lui alle prese con infortuni (anche se sembra tornato in forma) e Howard non pare aver fatto il definitivo salto di qualità (anche perché, con l’arrivo di Carter, è meno coinvolto in attacco).
Ci sarebbero anche l’ottimo Durant, l’intramontabile Duncan, il resuscitato Nash e (perché no?) l’inarrestabile Bosh e l’affidabilissimo Nowitzki, tuttavia… chi fra noi non resterebbe onestamente stupito di vedere eletto Mvp uno dei suddetti finché in giro ci sono il 23 e il 24?
Per dirla tutta, stano crescendo le voci che sottolineano l’ottimo rendimento dei Lakers senza Bryant… ci può anche stare, fintanto che si parla di regular season; ma non credo che qualche gialloviola preferirebbe entrare nei playoff con Kobe a bordo campo, meno di tutti il signore coi capelli bianchi che per hobby colleziona anelli pregiati…
Certo, la stagione ha ancora carte da giocare, ma, ad oggi, i papabili Mvp restano i due sornioni Mvpuppets: LeBron, che nonostante l’arrivo di O’Neal minaccia ad ogni gara la tripla doppia con trentello annesso (ed è anche migliorato da oltre l’arco: 36%, career high), e Kobe che, nonostante gli acciacchi e l’assenza all’All Star Game, continua(va) ad infilare canestri decisivi ed a vigilare sulla stagione dei Lakers.
Vista la situazione attuale, per Paul, M.v.p. vuol dire indubbiamente “Meglio Voler Pazientare”.